Gruppo Socialista Internazionalista (“Adattamento Socialista”): ipotesi di piattaforma programmatica fondamentale


 

1.      Si costituisce il Gruppo Socialista Internazionalista il cui organo ufficiale è “Adattamento Socialista”. Esso intende contribuire fattivamente alla costruzione di un partito socialista di massa, il cui obiettivo a lungo termine sarà il superamento dell’attuale modo di produzione capitalista e la sua sostituzione con una comunità umana mondiale basata sul socialismo, ovvero su “un sistema sociale che preveda la proprietà dei mezzi di produzione e di distribuzione di beni e servizi in comune e il loro controllo democratico da parte dell’intera comunità e nell’interesse di questa”, secondo le chiarissime parole di alcuni socialisti britannici dei primi anni del XX secolo.

 

2.      Il Gruppo Socialista Internazionalista reputa che il marxismo, inteso in senso scientifico e non dogmatico, sia una guida insostituibile tanto nell’analisi del modo di produzione capitalista quanto nella prassi politica volta al suo superamento. In particolare, vengono considerate sempre valide le due principali contraddizioni interne al sistema capitalista, ovvero: il carattere sociale della produzione contrapposto al carattere privato dell’appropriazione e il contrasto, mai del tutto eliminato, tra capitale e lavoro. Questo riconoscimento non implica però un rifiuto aprioristico di contributi politici e culturali provenienti da altri pensatori socialisti, anche non legati alla tradizione marxista. In particolare, vengono reputati rilevanti gli scritti di alcuni autori socialisti e comunisti, tutti però da vagliare criticamente.

 

3.      Il capitalismo, i cui meriti storici non possono esser negati in termini di sviluppo delle forze produttive e aumento delle aspettative di vita al livello planetario, mostra però di essere entrato da almeno trent’anni in una fase “senile”, dove la vigorosa globalizzazione nello scambio di merci, uomini e capitali si accompagna ad alcune tendenze inquietanti come, ad esempio, la crescita incontrollata del settore finanziario, l’aumento incontenibile delle disuguaglianze economiche e la sempre minore attenzione alle cosiddette “esternalità ambientali”. Alla base di tale complessa fenomenologia il Gruppo Socialista Internazionalista è convinto che si trovi un dato di fatto elementare: nel capitalismo la produzione di beni e servizi è effettuata essenzialmente allo scopo di realizzare profitti a vantaggio di una minoranza piuttosto esigua, senza riguardo per quei bisogni della società che non possono essere espressi dai consumatori solvibili e, naturalmente, senza uno specifico interesse per la tutela dell’ambiente. Il sistema capitalista sembra alquanto recalcitrante, nonostante i vari tentativi portati avanti nel XX secolo dalla Socialdemocrazia, a funzionare stabilmente nell’interesse della maggioranza della popolazione. Per questo motivo il Gruppo Socialista Internazionalista pensa che la gran parte delle istituzioni del capitalismo dovranno mutare radicalmente ed esser sostituite da realtà che agiscano nell’interesse complessivo della maggioranza. In particolare, la struttura statale dovrà esser privata del suo carattere intrinsecamente elitario, burocratico, classista e repressivo, limitandosi all’inizio a quello amministrativo per poi contrarsi progressivamente fino a scomparire del tutto.

 

4.      Il socialismo implica necessariamente un regime politico di democrazia completa e integrale, ovvero economica, sociale e politica. Pur riconoscendo l’attuale valore della democrazia liberale rispetto ai vari regimi aristocratici, autoritari, fascisti o teocratici esistiti fino a questo momento, essa, per prosperare e svilupparsi oltre l’aspetto puramente formale e giuridico odierno, necessita di un netto distanziamento dal capitalismo, poiché non è data una democrazia integrale senza una società in cui la ricchezza e i mezzi di produzione non siano più in poche mani private, ma posseduti in comune da tutti. Estrapolando l’evoluzione storica si può affermare con un alto grado di probabilità che nella fase avanzata del socialismo non vi saranno più né denaro né merci: l’accesso al consumo non avrà gravi restrizioni fondate sul reddito, mentre il lavoro avverrà su base principalmente volontaria. Ognuno avrà il diritto di partecipare a decidere come la ricchezza fisica (e non monetaria) della società sarà usata e come la produzione verrà organizzata per soddisfare i bisogni di tutti e per proteggere la natura, da cui inevitabilmente dipendiamo. Si rifiuta quindi l’idea che gli autoritari regimi collettivisti-burocratici che sono esistiti (o ancora esistono) nell’ex Unione Sovietica, in Iugoslavia, in Cina, a Cuba e in Vietnam fossero modelli di società socialiste avanzate, anche se si ammette apertamente che alcuni elementi di socialismo, ancorché alquanto frammentari e incompleti, vi furono introdotti e sperimentati con un certo iniziale successo. A ulteriore riprova del carattere largamente non-socialista di tali esperienze, va anche ricordato il fatto indiscutibile secondo cui la maggioranza della società non aveva un ruolo importante nella scelta e nell’allocazione dei beni e servizi prodotti. Così, almeno da questo punto di vista, tali sistemi non differivano molto da un capitalismo di stato dove un’élite burocratica e partitica detiene saldamente privilegi economici di ogni tipo derivanti dal monopolio del potere politico.

 

5.      Le polemiche antisocialiste, soprattutto se sostenute da economisti di ambiente accademico, vertono principalmente sull’accusa di utopismo per ciò che concerne la fase avanzata del socialismo (cioè abolizione del denaro, libero accesso al consumo, lavoro su base volontaria) menzionata nel punto precedente. Secondo alcuni di questi detrattori mancherebbe uno stadio intermedio credibile tra capitalismo e socialismo capace di garantire una transizione graduale, efficiente e pacifica tra questi due modi di produzione così distanti tra loro. A riprova di ciò viene citata la vicenda dei cosiddetti “paesi del socialismo realizzato”, caratterizzabili in realtà come regimi collettivisti-burocratici. In tali contesti una transizione da capitalismo a socialismo non fu mai portata a termine fermandosi essenzialmente a pochi elementi di socializzazione: proprietà statale delle imprese industriali medie e grandi, monopolio del commercio estero, valuta non convertibile, parziale (e spesso poco efficace) pianificazione economica centrale. Non è possibile negare la generale inefficienza mostrata da tali sistemi economici una volta superata la fase iniziale dell’industrializzazione primaria. Sarebbe un pessimo modo di difendere l’idea stessa di socialismo. All’opposto, è necessario accettare la sfida della cultura economica dominante e spendere le migliori energie intellettuali attualmente schierate nel campo socialista per elaborare modelli affidabili e convincenti di transizione. Il compito è arduo e necessita prima di tutto di chiarire alcune questioni fondamentali riguardanti lo stadio intermedio. A puro titolo di esempio: quale sarà il ruolo del mercato e quello della pianificazione? Ci sarà spazio per l’autogestione da parte dei lavoratori? Sarà possibile introdurre provvisoriamente una moneta con scadenza naturale come suggerito da Silvio Gesell? E la proprietà delle imprese sarà prevalentemente pubblica, cooperativa o una combinazione delle due? Questa incertezza è al momento, secondo l’opinione del Gruppo Socialista Internazionalista, l’unico vero tallone d’Achille della proposta socialista.

 

6.      Il Gruppo Socialista Internazionalista si oppone decisamente a tutte le forme d’oppressione e discriminazione, siano esse basate sul genere, sulla nazionalità, sul gruppo etnico, sulla disabilità, sulla religione o sull’orientamento sessuale, in quanto oscurantiste, fanatiche e divisive della classe lavoratrice. Consci però che l’attuale capitalismo, specie nelle sue fasi di acuta crisi economica, rappresenta il brodo di cultura ideale per il proliferare dell’oscurantismo e del fanatismo, vi è la convinzione che solo una comunità umana socialista potrà definitivamente sradicare tali discriminazioni, confinandole nel dimenticatoio della Storia. D’altro canto, il socialismo rifuggirà anche dall’omologazione forzata tipica del capitalismo globalizzato e, all’opposto, sarà in grado di proteggere in modo intransigente ed efficace tutte le specificità etnico-linguistiche che i vari gruppi umani vorranno volontariamente custodire come retaggio storico della loro identità collettiva.

 

7.      Dato che il capitalismo, fin dal suo iniziale sviluppo, ha avuto un respiro planetario con la dottrina del libero commercio, anche il socialismo, che del primo rappresenta dialetticamente il superamento, non potrà fare a meno, almeno sul lungo periodo, di avere una prospettiva internazionale. D’altro canto, già da ora si può osservare come gli interessi più autentici dei lavoratori siano essenzialmente gli stessi ovunque; sicché chi fomenta contrasti tra segmenti della classe lavoratrice appartenenti a paesi diversi è in realtà il nemico più subdolo del movimento socialista. Per questo motivo il futuro partito socialista di massa s’opporrà con grande intransigenza alle guerre, dichiarate sempre da esponenti delle classi dominanti, ma combattute e sofferte principalmente dalla massa dei lavoratori. Le uniche particolarissime eccezioni potranno esser rappresentate da guerre subite da un Paese e quindi affrontate a scopo puramente difensivo per evitare fenomeni di genocidio o l’imposizione di odiosi regimi fascisti, teocratici o neocoloniali, i quali minerebbero l’esistenza e l’autonomia della classe lavoratrice in quel determinato contesto. In questo caso però verrà reclamata la costituzione di organi militari di rappresentanza democratica in grado di concordare con il corpo degli ufficiali ogni singolo aspetto della gestione dell’attività bellica. Il futuro partito socialista di massa sosterrà invece la più estesa solidarietà e la massima cooperazione tra il segmento della classe lavoratrice residente in Italia e quelli diffusi nel resto del mondo. S’impegnerà fino in fondo a sostituire l’Unione Europea, embrione di una nuova potenza imperialista unificata, con una federazione volontaria di libere comunità etnico-linguistiche orientate alla costruzione del socialismo in tutto il mondo.

 

8.      Il Gruppo Socialista Internazionalista si sforzerà in ogni modo di guadagnare il sostegno, in primo luogo, della classe lavoratrice e, secondariamente, di tutti coloro che aspirano in maniera autentica al superamento del capitalismo e ad attuare la trasformazione socialista della società, altrimenti nota con il termine, corretto ma un po’ retorico e screditato, di “rivoluzione socialista”. È tuttavia ben noto che prima della fondazione di un partito socialista di massa, soltanto una piccola minoranza di lavoratori coscienti, unita a un manipolo di individui lungimiranti appartenenti ad altre classi sociali, potrà attivamente sostenere e propagandare le idee socialiste. Questo fatto, dovuto semplicemente all’egemonia intellettuale delle classi dominanti, non costituirà una fonte di pessimismo e di sconforto, ma al contrario fungerà da sprone ricordando a tutti i militanti che la trasformazione socialista della società potrà essere effettuata solo dalla classe lavoratrice stessa quando agirà democraticamente e coscientemente come maggioranza organizzata nella società. Sara la classe a utilizzare il partito socialista di massa come uno strumento politico e non viceversa, diversamente da quanto è spesso avvenuto nella storia del movimento operaio del XX secolo.

 

9.      Il futuro partito socialista di massa non farà mistero di ambire al raggiungimento del potere politico con metodi democratici per avviare una reale e profonda trasformazione della società in senso socialista, ma non per gestire l’attuale modo di produzione capitalista, magari con qualche superficiale correttivo di natura prettamente demagogica e propagandistica. Per questo motivo non parteciperà sistematicamente a stabili governi di coalizione con partiti apertamente filocapitalisti, né al livello nazionale, né a quello locale, a meno di brevissimi periodi dettati da possibili circostanze gravi e del tutto eccezionali. Questo non impedirà di sostenere al livello delle varie assemblee legislative eventuali provvedimenti e decreti che abbiano un impatto positivo sulla vita della classe lavoratrice, anche se proposti da forze politiche programmaticamente non socialiste.

 

10.  Fintanto che la classe lavoratrice non sarà in grado di esercitare la sua egemonia nella società mediante la creazione di vere e proprie strutture alternative di potere (consigli aziendali, comitati di quartiere, collettivi auto-organizzati ecc.), le quali dovranno necessariamente preludere al raggiungimento del potere politico da parte di un partito socialista di massa, vi sarà sempre la necessità di lottare per difendere le conquiste del passato, per migliorare il tenore di vita dei lavoratori e per approfondire i diritti e le libertà fondamentali. I membri del Gruppo Socialista Internazionalista sono in prima linea in queste lotte (e ovunque i lavoratori si confrontino in qualche modo con la classe dominante), sia individualmente, sia in modo organizzato all’interno di sindacati, organizzazioni dal basso e movimenti spontanei. Circa i primi, si predilige ovviamente il sindacalismo di base, ossia quello più distante possibile dalle vecchie centrali confederali, ormai da lungo tempo burocratizzate e supine ai partiti politici della classe dominante. Tuttavia, è sempre importante ricordare ai lavoratori che ogni riforma e ogni conquista sarà solo parziale e temporanea fino a quando non verrà avviato un reale processo di superamento del capitalismo.

 

11.  Il futuro partito socialista di massa userà normalmente tutti i mezzi politici democratici non-violenti, sia parlamentari (elezioni nazionali, regionali ed europee) sia extra-parlamentari (movimenti, scioperi politici e altre forme di manifestazione), per guadagnare consensi in vista del suo scopo ultimo: la trasformazione socialista della società. Si riserverà però l’opzione, nel malaugurato caso di pesanti violazioni dei diritti civili fondamentali (libertà di espressione, di associazione, di riunione, di stampa ecc.) di preservare la sua struttura e la sua influenza sociale con ogni mezzo idoneo a tal fine, difendendo anche fisicamente, i suoi membri, i suoi simpatizzanti e le sue proprietà contro qualsiasi tipo di aggressore. La memoria andrà idealmente all’esperienza degli Arditi del Popolo, che tentarono coraggiosamente di opporsi alla sistematica distruzione del movimento operaio portata avanti dallo squadrismo fascista negli anni ’20 del XX secolo in Italia.

 

12.  Il futuro partito socialista di massa sarà organizzato sia in sezioni territoriali che in nuclei aziendali. La sua struttura precisa non potrà che esser determinata al momento della fondazione, ma sarà comunque improntata al principio della trasparenza, della leale collaborazione, della rotazione degli incarichi e, soprattutto, della democrazia interna a ogni livello. Tutti i rappresentanti eletti a cariche interne al partito saranno considerati responsabili di fronte agli iscritti, ai quali dovranno dar conto minuzioso del loro operato. Inoltre, saranno revocabili dai loro elettori mediante una petizione di sfiducia, a maggioranza di 2/3 e in qualsiasi momento. Infine, non riceveranno uno stipendio più alto di quello mediamente percepito da un lavoratore specializzato (il livello esatto verrà stabilito in ciascun congresso di partito) in aggiunta a un legittimo rimborso delle spese di lavoro documentate. Il carrierismo e la burocratizzazione del partito saranno combattuti senza tregua, soprattutto quando esisteranno membri eletti negli organi direttivi sindacali e nelle varie assemblee legislative, dove il rischio di una deriva opportunista è oggettivamente più elevato.

 

DC & Cesco

 

 

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