La Rivoluzione tedesca 1918-1920 - PARTE VI -


Il Ministro Presidente Kurt Eisner con la moglie alla manifestazione per la Repubblica Sovietica del 16 febbraio 1919 a Monaco di Baviera, pochi giorni prima del suo assassinio



La Repubblica Consiliare di Baviera

La Baviera prima della rivoluzione era stata governata dalla più longeva monarchia europea, quella dei Wittelsbach. La Baviera era tipicamente una terra molto conservatrice di religione cattolica1; formata principalmente da piccole fattorie e pochi grandi possedimenti2. Nonostante ciò, fu il primo Stato tedesco a diventare una Repubblica durante le giornate di novembre 19183. Fu probabilmente proprio il conservatorismo della monarchia bavarese unito al peggioramento delle condizioni economiche causato dalla guerra che catalizzarono la svolta rivoluzionaria a Monaco4. Monaco, che per altro aveva sì una presenza importante della SPD, ma nulla in paragone ad altre città tedesche5. La rivoluzione era arrivata infatti già il 3 novembre 1918, quando in città arrivarono 1000 marinai dal porto militare austriaco di Pola, che le autorità videro bene di trattenere a Monaco per evitare di farli unire ai mariani insorti a Kiel6.

Uomo chiave della Rivoluzione tedesca a Monaco fu il socialdemocratico indipendente Kurt Eisner. Egli si era trasferito a Monaco nel 1910 ed era stato molto attivo nel movimento pacifista. Nel febbraio del 1915 chiese pubblicamente alla SPD di prendere le distanze dalla guerra e fondò al Goldener Anker di Monaco un circolo di discussione con il quale ebbe un buon seguito e nel quale si discutevano articoli e comunicati del governo. Nell’agosto del 1917 Eisner provò a partecipare a una dimostrazione pubblica contro la guerra ma gli fu impedito dalla polizia; quindi, nel dicembre 1917 negoziò lo sciopero per conto della USPD. Agli incontri pacifisti organizzati da Eisner partecipavano anche Felix Fechenbach, che poi divenne suo stretto collaboratore, e gli anarchici-pacifisti Erich Mühsam ed Ernst Toller7. Dopo la pace di Brest-Litovsk, nel gennaio del 1918, venne organizzato uno sciopero generale al quale partecipò anche la USPD ed Eisner fu ancora una volta tra gli organizzatori. Lo sciopero a Monaco durò dal 28 gennaio al 3 febbraio e fu il più grande sciopero in tempo di guerra insieme a quello per Liebknecht nel giugno del 1916 e a quello dell’aprile del 1917. Il 31 gennaio durante lo sciopero Eisner venne arrestato per un discorso fatto ai lavoratori dei cantieri aeromobili bavaresi. Mentre un suo pamphlet circolava tra gli scioperanti:

Manifesto

I lavoratori in sciopero di Monaco, primi fra tutti quelli della Krupp8, portano i loro fraterni saluti ai lavoratori belgi, francesi, inglesi, russi, italiani, americani e serbi. Ci sentiamo uniti a voi nel solenne compito di mettere fine immediatamente alla folle guerra e alla stessa follia. Non vogliamo assassinarci a vicenda. Unitevi a noi per ottenere la pace tra i popoli, la quale assicurerà libertà a tutti gli esseri umani creando un nuovo modo. Noi lavoratori tedeschi riteniamo responsabili i nostri governati per la guerra mondiale. La lotta per la pace è iniziata.”9.

Il 1o febbraio 1918 ben 8.000 lavoratori parteciparono allo sciopero, il giorno seguente 6.000, quindi il 3 ancora 3.000 lavoratori scesero in piazza in sciopero per ritrovarsi al Theresienwiese e organizzare una marcia di protesta alla quale si aggiunsero altre 2.000 persone. Altri socialisti indipendenti vicini a Eisner fecero circolare volantini inneggianti: “La pace immediata” sulla base di “nessuna annessione” e “nessuna riparazione”, del “diritto all’autodeterminazione dei popoli”, e del “diritto di associazione, libertà di stampa e di assemblea10.

Finalmente il 7 novembre 1918, dopo la rivolta di Kiel, Eisner prese parte a una seconda enorme manifestazione per la pace sempre al Theresienwiese; quindi, dopo aver tenuto un discorso di fronte a una folla di circa 50.000 persone, si recò con i dimostranti al Landtag bavarese e lì Eisner proclamò: “Bayern ist fortan ein Freistaat!” ovvero, “Da ora la Baviera è uno Stato libero”. Eisner era conscio di aver attaccato apertamente la monarchia bavarese e la popolazione lo seguì. Re Ludwig quindi si ritrovò di punto in bianco senza un regno e con la famiglia lasciò Monaco, così i Wittelsbach cessavano il loro regno durato sette secoli.

L’8 novembre 1918 Eisner divenne il presidente del Consiglio dei lavoratori, dei soldati e dei contadini e tenne in questa veste il suo primo discorso alla popolazione di Monaco:

Ognuno faccia così in modo che l’inevitabile trasformazione avvenga rapidamente, facilmente e pacificamente. In questi tempi di uccisioni feroci e insensate noi aborriamo qualsiasi spargimento di sangue. Ogni vita umana deve essere sacra11.

La Baviera esce dalla guerra fratricida dei socialisti12.

La presenza dei contadini nel Consiglio di Monaco non fu un caso, in quanto Monaco era poco industrializzata e la Baviera era pressoché agricola, e il legame tra Eisner e Ludwig Gandorfer assicurò al nuovo regime il sostegno della Bayerischer Bauernbund, ovvero Lega dei contadini bavaresi13. Il Consiglio era costituito anche da parlamentari della SPD e del Partito Democratico. Il governo provvisorio bavarese, Rätekongress, fu costituito da Kurt Eisner (USPD) come primo ministro e ministro degli Esteri, Johannes Hoffmann (SPD) alla Cultura, Rosshaupter (SPD) alla Guerra, Erhard Auer (SPD) agli Interni, Johannes Timm (SPD) alla Giustizia, Unterleitner (USPD) agli Affari sociali, Jaffè (USPD) alle Finanze e von Frauendorfer, senza affiliazione, ai Trasporti.

Molti vedono la fine dell'esperimento consiliare democratico concepito da Eisner nella scelta di partecipare alle elezioni dell’Assemblea nazionale. Ma Eisner come molti altri indipendenti era per una legittimazione democratica delle organizzazioni nate con la Rivoluzione di novembre. Eisner da subito promise la partecipazione democratica, ovvero il voto a tutti gli uomini e donne maggiorenni, per la costituzione di una Assemblea democratica. Già il 28 novembre 1918 al Consiglio dei lavoratori, dei soldati e dei contadini di Monaco Eisner spiegò:

Nell’Assemblea bavarese dobbiamo fare entrare i rappresentanti di tutti gli strati della popolazione, purché appartenenti alle classi lavoratrici nell’accezione più ampia del termine. […] A Berlino la controrivoluzione è tranquillamente al governo, come se nulla fosse successo. Quando me ne sono reso conto, ho tratto dal cassetto un documento prezioso che squarcia l’ultimo velo sui segreti della guerra mondiale. È un rapporto del signor von Schön, segretario del conte Lerchenfeld, al conte Hertling, nel quale si parla tranquillamente del modo migliore per scatenare il conflitto mondiale. Così ho deciso di fare saltare in aria la controrivoluzione che è ora al potere! […] Bisogna che le masse di Berlino si muovano per formare un loro governo. Fino a quel momento Monaco deve essere la sentinella di tutta la Germania.14. Quindi a seguito alla reazione della stampa borghese al suo discorso il 30 novembre 1918 rispose:

Non voglio toccare la libertà di stampa. Che mi insultino quanto vogliono. La cosa non mi disturba affatto. […]. Secondo la stampa noi saremmo ‘terroristi’ e ‘dittatori’, eppure non disponiamo di nessun giornale, nemmeno di un misero settimanale o della censura. […] Non c’è mai stato al mondo un governo che rinunciasse a quello strumento di potere che è la stampa. […] Ecco cosa desidero: desidero che la stampa si renda conto che con le sue proteste, le sue invenzioni e falsità ottiene esattamente il contrario di quello che vuole. Contro di me la stampa agisce in modo sconsiderato. […]. Finché vivrò mi opporrò al centralismo, in politica estera, in quella interna e nel partito. […]. Il militarismo, le cui radici più profonde sono in Prussia, è ormai a pezzi. I milioni di morti, storpi e malati, frutto del militarismo, sono l’abisso cui esso sprofonda per l’eternità. (voci: Speriamo! Speriamo? No, ne sono certo!)15.

Agli inizi di gennaio finalmente la nuova Costituzione bavarese fu promulgata ed essa prevedeva che la Camera (Landtag) sarebbe stata eletta democraticamente tramite suffragio universale16. La politica di coalizione con la SPD però non giovò a Eisner e alla USPD, che alle elezioni tenutesi il 12 gennaio 1919 raccolsero solo il 2.5% delle preferenze (con 3 seggi), mentre il 33% andò alla SPD (con 62 seggi). Ma in realtà la Baviera si confermò conservatrice dando il 35% delle preferenze al Zentrum17, ovvero 66 seggi ai popolari bavaresi, da sommare ai 25 seggi andati al Partito Popolare tedesco18. La sconfitta elettorale di Eisner fu annunciata proprio mentre egli era alla Conferenza di Berna, come abbiamo visto nella parte V, nella quale lavorava febbrilmente per ricostruire una Internazionale socialista. Eisner, quindi, trovò una netta ostilità da parte delle forze più conservatrici alle quali non erano andate giù le ammissioni di colpa che aveva fatto a Berna e che erano forti del risultato elettorale. Auer in particolare aveva attaccato Eisner e il Landtag era stato convocato per il 21 febbraio quando il governo si sarebbe dimesso. Il 16 febbraio i lavoratori bavaresi organizzarono una manifestazione in sostegno dei Consigli alla quale parteciparono Eisner e Max Levien19. Quindi il 21 febbraio finalmente si riunì nuovamente il Landtag: Kurt Eisner non potendo più giustificare la sua carica politica, decise di rassegnare le dimissioni, ma, sulla strada che lo portava al Landtag venne raggiunto dalle pallottole sparate dall’ex-sottotenente Conte Anton von Arco auf Valley sulla Promenadestraße, il quale probabilmente, avendo la madre ebrea, doveva provare con un atto estremo di antisemitismo il suo valore per la Thule-Gesellschaft20. Arco Valley fu quindi ferito da alcuni soldati, il corpo di Eisner venne trasportato al Ministero degli Interni. Immediatamente dopo l'assassinio, una volta che la salma era stata rimossa, alcune persone sul luogo cosparsero la pozza di sangue con la segatura e misero sopra una sedia con un ritratto di Eisner e un fiocco nero. Dei soldati formarono una piramide di fucili che venne decorata con i fiori; quindi, fu piazzato uno striscione con su scritto: “Proletari toglietevi il cappello davanti al sangue di Eisner”. Questo sito fu subito visitato da migliaia di monacensi. La popolarità di Eisner fu confermata il giorno del suo funerale, il 26 di febbraio, alla processione del quale parteciparono più di 100.000 persone21.

La morte di Eisner provocò una dura reazione dei lavoratori, uno di loro, un certo Alois Linder, entrato nel Landtag ferì gravemente Auer; quindi, colpì a morte il popolare bavarese Heinrich Osel e il maggiore Paul von Jahreiß. I deputati del Landtag presi dal panico si dileguarono e la Baviera rimase temporaneamente senza governo. La scena è descritta molto bene dal giornalista svizzero René Payot nella sua corrispondenza inviata al Journal de Geneve e pubblicata dall’Avanti! in aprile:

Il venerdì mattina il Landtag si scioglieva sotto i colpi del fuoco. Parecchi deputati ebbero convulsioni nervose, altri, presi da un comico terrore, senza curarsi della dignità parlamentare, fuggivano dalle finestre. Il sabato, il Comitato Centrale, che si era costituito presso il Ministero esautorato, aveva già organizzato i suoi servigi. Sulle porte degli uffici del Landtag, dei cartelli, scritti in fretta con l’inchiostro, indicavano la destinazione del luogo: un battaglione di ragazze (le quali hanno una parte notevole nelle rivoluzioni tedesche) dattilografavano, compilavano ordini del giorno, emettevano tessere d’ identità. Durante il periodo della sua dittatura, il Comitato Centrale ha fornito un lavoro enorme: spessissimo i suoi membri pranzavano al tavolo di lavoro. Mai nessun Governo istituì tante Commissioni e pubblicò tanti manifesti, decisioni, decreti e proclami, senza contare i messaggi inviati col telegrafo senza fili al proletariato del globo. A forza di ripetere «il mondo intero ha gli occhi fissi su di noi» aveva finito per persuadersene e adoperava uno zelo straordinario per non venir meno a questa aspettativa universale. Diciamo a sua lode, che ha mantenuto l’ordine, le guardie comuniste installate negli alberghi per la prevenzione dei saccheggi hanno adempiuto rigorosamente il loro compito. Davanti al «Regina Palace» hanno ucciso e ferito parecchi soldati che volevano penetrarvi ed è il loro grande capo Levien che ha impedito al proletariato di impadronirsi dell’arsenale22.

Esisteva infatti ancora il Consiglio Nazionale nato il 7 novembre e composto da 50 lavoratori, 50 soldati e 50 contadini. Dopo l’assassinio di Eisner si era formato il Zentralrat (Consiglio Centrale) composto da 3 lavoratori, 3 soldati, 3 contadini, 3 membri del Consiglio rivoluzionario, un maggioritario e uno dei sindacati23. Il Consiglio Centrale era guidato da Ernst Niekisch ed era costituito da rappresentanti maggioritari, indipendenti, dei sindacati e comunisti, sicché dopo la protesta Levien della KPD e di Hagemeister della USPD contro la presenza dei rappresentanti della SPD e dei sindacati venne infine abbandonato dai comunisti. In realtà era emerso come organo amministrativo anche il Comitato Esecutivo del Consiglio dei lavoratori, soldati e contadini, guidato da Sauber. Il 22 i negozi rimasero chiusi a Monaco, gli operai iniziarono uno sciopero e ci fu un comizio alla Theresienstraße.

Mentre a Weimar Scheidemann aprì la seduta dell’Assemblea riferendosi agli accadimenti di Monaco:

«Egli [Eisner] fu fra i primi nelle file rivoluzionarie ed è stato ucciso da un fanatico. Monaco è piombata in una sanguinosa guerra civile. Anche i miei amici Auer e Rosshaupter sarebbero morti [quest’ultimo era stato arrestato per evitarne il linciaggio]. Il Governo esprime per mia bocca il suo profondo dolore e stigmatizza questi ignominiosi assassini. Nulla dimostra di più la decadenza di un’epoca se non quando gli attentati diventano un mezzo di lotta politica. Se la morte di Eisner avrà qualche effetto, esso sarà quello di stringere tutti in un fascio per mettere fine a tale stato di cose. Sarebbe una rovina per tutto il popolo tedesco se pure una piccola parte di esso non volesse partecipare all’unione.»24.

Il Consiglio Centrale formulò un programma che comprendeva: la formazione di un governo socialista, la sollecita convocazione del Landtag, la smobilitazione dell’esercito permanente e la creazione di una milizia repubblicana, l’affidamento del ministero dell’Agricoltura a un rappresentante della Lega dei contadini e la partecipazione al Consiglio dei ministri con voto consultivo di tre rappresentanti dei Consigli dei lavoratori, soldati e contadini. Intanto oltre a Rosshaupter, era stato arrestato anche l’arcivescovo di Monaco Faulhader. Si verificarono anche disordini in strada con la guardia repubblicana che riuscì in qualche modo a sedarli.

Il 23 febbraio a Norimberga vennero arrestati alcuni dirigenti del partito comunista. Il maggioritario Schneppenhorst fece lanciare su Monaco dei volantini dove si leggeva che il terzo Corpo di armata avrebbe bombardato la città se il Landtag non si fosse riunito al più presto. Il 24 cessò lo sciopero generale senza ottenere molto. Gustavo Sacerdote recatosi a Monaco racconta che un pass veniva consegnato a chi arrivava a Monaco: “Il possessore di questo certificato è autorizzato a recarsi dalla stazione alla sua abitazione”. Si noti che lo sciopero finì ancora prima di cominciare e la calma regnava a Monaco. Anch'egli nota il piccolo catafalco ricoperto di fiori nel luogo dell'assassinio di Eisner. Sacerdote, quindi, conferma che il “governo” era in quel momento in mano al Consiglio Centrale e che questo era composto da 13 membri divisi tra SPD, USPD e sindacati. Per i socialdemocratici il governo avrebbe dovuto riflettere il Consiglio Centrale, mentre per i comunisti il potere sarebbe dovuto passare al Consiglio dei lavoratori, soldati e contadini25.

I disoccupati, circa 40.000, erano stati invitati a iscriversi nella guardia repubblicana. Il 26 febbraio quindi si aprì il Congresso dei Consigli dei lavoratori, soldati e contadini nell’aula dove era avvenuta la sparatoria poco meno di una settimana prima. Il Congresso fu presieduto da Niekisch e vi parteciparono circa 230 consiglieri. Al Congresso Sauber, del Consiglio dei lavoratori, parlò del complotto dei controrivoluzionari dietro l’uccisione di Eisner. Quindi si discusse del fatto che il Consiglio Centrale decise nelle ore successive alla uccisione di Eisner di prendere 50 persone in ostaggio per evitare un putsch controrivoluzionario: per ogni rivoluzionario ucciso il Comitato Centrale aveva fatto sapere che sarebbero stati uccisi dieci ostaggi. Un deputato del Consiglio dei soldati e marinai prese la parola per chiedere la «Proclamazione della Repubblica dei Consigli dei lavoratori, l’armamento del proletariato, la destituzione del comandante militare di Monaco, l’annullamento del debito pubblico e dei prestiti di guerra». Quindi vi fu il racconto di due soldati spartachisti arrestati e brutalmente percossi; i due soldati mostrarono le ferite riportate per i pestaggi subiti e la delegazione dei Consigli dei soldati richiese l’immediata destituzione del comandante militare di Monaco e il suo arresto. Il Congresso nominò una Commissione d’inchiesta per indagare sul caso. Si discusse quindi della possibilità di proclamare la Repubblica dei Consigli e nonostante che i maggioritari presenti non furono completamente contrari, alcuni di loro misero in guardia circa la conseguente guerra civile che ne sarebbe scaturita e il sicuro rifiuto di soccorso estero. I maggioritari proponevano un Ministero che mantenesse i ministri in carica con l’aggiunta di un Ministro della Agricoltura nominato dalla Lega agricola; quindi, suggerivano di riconoscere i Consigli nella Costituzione. Mentre i comunisti chiedevano tutto il potere ai Consigli e la formazione di una Repubblica dei Consigli. Gli indipendenti si trovavano a metà strada. Questi ultimi volevano l’aggiornamento della Camera dei deputati, e la sua convocazione delegata alla decisione del Comitato d’azione, l’aggiornamento del Consiglio Nazionale con 210 membri eletti, l’amministrazione affidata al Comitato d’Azione i cui membri avrebbero potuto essere deposti dal Consiglio nazionale, la nomina del Consiglio Centrale da parte del Comitato d’Azione e la nomina del ministro dell’Agricoltura da parte del Consiglio dei lavoratori, soldati e contadini26. Levien quindi raccontò che l’interrogatorio del conte Arco sembrava far escludere un complotto suggerendo che avesse agito da solo. Mentre in merito a Linder, il quale per rappresaglia aveva colpito Auer, Osel e Jahreiß, questi era un membro del Consiglio dei lavoratori27.

Mentre il governo di “Berlino” si esprimeva contro il potere dei Consigli, a Monaco c’era ancora la Camera dei deputati eletta in gennaio comprendente 59 clericali, 53 socialisti maggioritari, 22 democratici, 15 della Lega agricola e 3 indipendenti. La Lega agricola era comunque di idee progressiste. Sacerdote spiega: “da una parte abbiamo la Camera dei deputati che grandissima parte degli operai, soldati e contadini non vogliono riconoscere, e dall’altra parte abbiamo una rappresentanza esclusiva di operai, soldati e contadini prodotta dalla rivoluzione, il potere legislativo del quale non avrà mai il riconoscimento della Camera dei deputati eletta col voto di tutti i cittadini di ambo i sessi. Il problema si riduce quindi a decidere fra la sovranità della Camera dei deputati e la sovranità dei rappresentanti degli operai, soldati e contadini28.

Il 28 un reparto della milizia repubblicana che il 22 aveva sostituito l'esercito, fece irruzione nella sala dell’Assemblea e arrestò Levien, Mühsam e Landauer e altri radicali. I marinai li liberarono e li fecero rientrare in aula29. L’Assembla non si fece intimorire rilasciando una dichiarazione dove si leggeva che questa era l’unico potere dello Stato di Baviera. Il 1° marzo la proposta di indire la Repubblica Consiliare fu respinta dal Congresso con 234 voti contro 70. Mentre sempre il Congresso approvava con solo 13 voti contrari che i Consigli dei lavoratori avessero poteri politici. Veniva deciso che il Comitato d’Azione sarebbe stato formato da 33 membri, 7 per ognuno dei Comitati elettivi dei Consigli, ovvero lavoratori, soldati e contadini, più tre maggioritari, tre indipendenti, tre della Lega dei cittadini e tre dei Consigli rivoluzionari. I Consigli rivoluzionari erano nati per la volontà dei comunisti che si erano ritirati dal Consiglio Centrale. Il Comitato d’Azione elesse il Consiglio Centrale composto da sette membri. Il Congresso decise anche che il Consiglio poteva presentare disegni di legge al Parlamento e poteva opporre veto invocando il referendum. Quindi si era deciso che il Consiglio avrebbe eletto un Gabinetto che avrebbe risposto al Consiglio Centrale come organo di controllo del Camera dei deputati (ovvero del Landtag). Siccome nel Consiglio Centrale vi erano tre spartachisti, i maggioritari non erano certi di entrarci30. Ma a Monaco non tutti i maggioritari erano aperti a questo compromesso: alcuni erano dietro, assieme ai sindacalisti, agli arresti del 28 febbraio, coordinati dal Comando militare, il quale sapeva di poter contare anche sulle truppe di Norimberga. Anzi, i maggioritari che non collaboravano volevano rieleggere il Comitato d’Azione e un nuovo Consiglio Centrale limitando il potere dei Consigli dei lavoratori, soldati e contadini. Il 2 marzo venne convocata a Norimberga la Conferenza della Direzione del partito maggioritario31. Il 3 marzo si riunì la Direzione della SPD bavarese per decidere se collaborare con il Consiglio Centrale32. A Norimberga le trattative tra la SPD e la USPD portarono il 3 marzo al Compromesso di Norimberga dove si decideva che l’Assemblea dei Consigli e il suo Comitato d’Azione nonché il Consiglio Centrale non avevano potere legislativo. L’Assembla con i voti dei maggioritari della Lega dei contadini e di alcuni esponenti della USPD approvò questo compromesso. Il 4 marzo il Consiglio Centrale nominò il Ministero, il quale doveva operare fino alla convocazione del Landtag. Il 6 marzo i contadini chiesero la riconvocazione del Landtag bavarese33.

Sempre dalla descrizione del giornalista svizzero René Payot si evince con chiarezza la composizione del Congresso:

A destra sedevano i rappresentanti dei sindacati, i piccoli operai vestiti a festa, timidi e silenziosi, manifestamente sprovvisti di un capo, che non osavano affermare le loro idee e non sapevano rispondere quando un oratore rimproverava ad Ebert e a Scheidemann di aver tradito la causa del proletariato. Temendo le urla delle tribune, essi votavano talvolta una proposta comunista, poi votavano per una proposta contraria; in modo che spesso tutti i partiti ottenevano una maggioranza. Per numero essi prevalevano sugli elementi avanzati, ma si scorgeva subito che non era tra loro che si trovavano i capi di domani.

Al centro, il gruppo solido e compatto dei contadini, presieduto da Gandorfer, oratore rude e di idee avanzatissime, che porta nella confusione delle dottrine, il suo buon senso di uomo pratico.

Poi, a sinistra, la massa confusa degli indipendenti e dei comunisti dei quali già si presentiva la fusione. La loro influenza è notevolmente cresciuta. In dicembre, gli spartachisti non formavano che un piccolo gruppo, oggi sono 7034. Dopo la prima rivoluzione i socialisti maggioritari si pronunciano contro il mantenimento dei Consigli; in questi giorni il loro capo, il dott Löwenfeld, ha dichiarato che accettava il loro riconoscimento costituzionale. Si vede con quale rapidità precipita l’evoluzione verso sinistra. Le masse sembra che scivolino sotto il Governo Scheidemann, il quale, restando immutabile, non avrà più tra poco, alcun appoggio35.

Il 17 marzo fu convocata la Camera dei deputati (Landtag) a Norimberga, che era stata chiusa a causa dell’assassinio di Eisner e quindi del ferimento di Auer e dell’uccisione degli altri. La contraddizione stava nella presenza dei maggioritari al Congresso del Consiglio dei lavoratori, soldati e contadini e allo stesso tempo la decisione della Direzione della SPD bavarese di riallinearsi col governo di Weimar che riconosceva solo la Camera. Il compromesso raggiunto dal Congresso venne respinto anche dagli indipendenti per la ragione uguale e contraria di non accettare nessun compromesso con le forze borghesi36. Venne quindi eletto il nuovo governo, affidato a Johannes Hoffmann (SPD), e formato quindi da: Endres alla Giustizia (SPD), Martin Segitz agli Interni (SPD), Merkel alle Finanze (Partito Popolare), von Frauendorfer ai Trasporti, Unterleitner agli Affari sociali (USPD), Joseph Simon al Commercio e Industria (USPD), Steiner all’Agricoltura (Bauernbund) ed Ernst Schneppenhorst agli affari militari (SPD). Britz Schmitt ne fu eletto presidente 37. La Baviera, in teoria, non riconosceva l’autorità militare di Noske e Schneppenhorst ne fece arrestare ed espellere gli ufficiali; quindi, Schneppenhorst cercò di negoziare con il Consiglio dei soldati la formazione di una milizia popolare bavarese38, ma per non rischiare che il Consiglio venisse controllato solo dagli indipendenti e dai comunisti, Schneppenhorst preparò le sue truppe a Norimberga39. Era noto già da fine febbraio, infatti, che il colonnello von Epp stesse organizzando una guardia bianca in grado entrare a Monaco40. Si creò quindi una sorta di situazione che richiamava un po’ la Comune di Parigi contro Versailles nel 1871: la Camera a Norimberga contro il Consiglio Centrale a Monaco.

Il 21 marzo fu proclamata in Ungheria la Repubblica Consiliare e questo ebbe una forte ripercussione sulla Baviera. Si pensò davvero che dopo la Russia e l’Ungheria quella sarebbe stata il la tendenza generale. Il 2 aprile Nourath capo dell’ufficio economico espose la necessità della socializzazione della stampa41. Simon, Ministro del Commercio, progettò di istituire una Guardia Rossa, il leader dei contadini Gandorfer si dichiarò a favore della Repubblica Consiliare. Quindi il 3 aprile alla Conferenza di Augusta (Augsburg) della SPD questa, un po’ a sorpresa, si dichiarò favorevole alla Repubblica dei Consigli in Baviera e indisse uno sciopero per il 4 aprile. Il maggioritario di sinistra Niekisch si precipitò a Monaco per intavolare trattative con i comunisti e gli indipendenti in favore della nascita della repubblica Consiliare. La riunione ebbe luogo al ministero della Guerra con la presenza, oltre che dei comunisti, degli anarchici e degli indipendenti, anche del ministro della Guerra bavarese Schneppenhorst e degli altri ministri Segitz, Simon, Steiner e Unterleitner. I comunisti rifiutarono per principio di collaborare con i maggioritari e dichiararono che una Repubblica Consiliare sarebbe dovuta nascere dal basso. Toller, degli indipendenti, attaccò Leviné per il suo rifiuto; quindi, Schneppenhorst propose di rinviare la proclamazione al 7 aprile. Il 4 aprile la SPD di Monaco discusse la questione della formazione di una Repubblica dei Consigli e decise che a questa avrebbero dovuto aderire anche USPD e KPD. Fu questo un diversivo? È da notare che nel frattempo Hoffmann aveva fatto trasportare il torchio per stampare banconote fuori da Monaco e Schneppenhorst si era spostato a Norimberga dove stava organizzando le sue truppe42. In un comizio tenutosi la sera del 4 aprile, l'indipendente di sinistra Wadler incitò di finire quanto era stato iniziato ad Augusta, dove una parte dei maggioritari si era espressa in favore della Repubblica dei Consigli, quindi di unire il proletariato in un unico Partito e proclamare la Repubblica dei Consigli impedendo la riapertura della Camera. Niekisch, maggioritario di sinistra, presidente del Comitato Centrale e proveniente proprio da Augusta, concluse il suo comizio dicendo che la convocazione della Camera era un vero e proprio schiaffo a tutto il proletariato, che non si doveva più riunire e che la proclamazione della Repubblica Sovietista era ormai improrogabile43. È più plausibile pensare che la SPD si fosse effettivamente frazionata in due, una parte per i Consigli a Monaco e l’altra per la Camera a Norimberga.

Il 7 aprile venne proclamata la Räterepublik, ovvero al Repubblica Consiliare bavarese, non dai maggioritari come auspicato da Schneppenhorst, ma prevalentemente dagli indipendenti e dagli anarchici. Questa fu composta infatti da diversi indipendenti ed anarchici tra i quali: Ernst Toller, Gustav Landauer44 ed Erich Mühsam e il maggioritario di sinistra Ernst Niekisch. Il Partito Socialista della Baviera del Sud aderì a condizione che la USPD e il KPD collaborassero alla sua realizzazione45. I Delegati del Popolo eletti furono: agli Esteri Franz Lipp per gli indipendenti; agli Interni Soldmann per gli indipendenti; alla Salute pubblica e Assistenza sociale August Hagemeister sempre per gli indipendenti; alle Relazioni pubbliche Gustav Landauer per gli anarchici; alle Finanze Silvio Gesell per gli anarchici; alle questioni militari Wihelm Reichhardt comunista espulso dalla KPD; alla Giustizia Kübler del Bauernbund; all’Alimentazione Wutzelhofer sempre del Bauernbund e infine all’Edilizia e Lavoro Wadler per gli indipendenti46. Per i comunisti questa non era altro che una “fantasticheria anarchica”. Eugen Leviné scrisse sulla Münchner Rote Fahne un duro articolo il 6 aprile contro la formazione della Repubblica Consiliare, “senza fondamenta, decretata dall’alto da un paio di persone qualunque”. Per Leviné era anche stridente collaborare con i colleghi di Ebert e Noske che avevano “assassinato in modo infame le guide del proletariato” e con il partito di Kautsky e Haase che aveva “strozzato i consigli”.

L’avvincente racconto di René Payot aiuta anche a ricreare l’immagine dei personaggi di spicco al Congresso che guidarono la breve Repubblica Consiliare bavarese.

Gli intellettuali seggono all’estrema sinistra. Essi sono diventati spartachisti perché non credono che il loro paese possa rigenerarsi sotto un Governo di uomini compromessi. La loro guida è, a Monaco, lo studente Toller, che fu cacciato dall’Università di Heidelberg, per le sue opinioni liberali. Discepolo del prof. Foerster, ha pronunciato davanti al Congresso un discorso notevole sulle responsabilità della guerra. Ascoltandolo ho incominciato a sperare che mediante questa gioventù ardente, la Germania conoscerà un giorno la verità e ricostruirà il suo pensiero su basi morali.

Accanto al giovane Toller, si drizza la magra figura di Gustavo Landauer, lo scrittore noto; quest’ultimo rassomiglia al Don Chisciotte leggendario. Disperatamente grande, vestito con un soprabito blu sbiadito, con la barba arruffata, i capelli grigi buttati all’indietro, il viso emaciato da apostolo, fa udire parole impregnate da un fervente idealismo.

Ma il capo degli spartachisti è il dott. Levien. Nato a Mosca, da madre russa, Levien è il tipo slavo; un grosso viso pallido, coi lunghi capelli biondi coperto da un berretto sudicio da militare. Porta invariabilmente una blusa militare attillata sotto il cinturone e stivali pesanti di artigliere. Durante le sedute rimane impassibile al banco dei ministri limitandosi a lanciare, con voce tagliente, monche parole. La sua calma contrasta con l’agitazione dei suoi compagni. Si sente in lui l’autorità di un padrone, la fede di un fanatico e l’accortezza dell’attore. Dopo essere stato strappato dal suo banco dai soldati penetrati nella sala, vi è tornato, ferito, con la testa avvolta nelle bende. E siccome gli facevano un’ovazione, si è limitato a dire col tono di un grande commediante: «Non si applaudisce colui che è stato battuto; quelli che mi hanno maltrattato non sapevano quello che facevano. La seduta continua».

Ogni assemblea ha il suo personaggio comico. Al Congresso questa parte la fa Erich Mühsam, pubblicista veemente. Seduto in prima fila, con le spalle curve, continuamente agitato balza ogni momento alla tribuna dietro la quale due ritratti ricordano i tempi scomparsi, uno è quello dell’imperatore Massimiliano con lo scettro in mano, l’altro è quello di Kurt Eisner, ornato di nastri rossi e neri; ma Mühsam li eclissa col suo viso divertente da grosso cucciolo barbuto, coi capelli ritti a ciuffo e i gesti febbrili. Nessuno è abbastanza avanzato, secondo lui, egli si direbbe volentieri a sinistra da solo per attestare il suo fervore socialista. Ma la sua influenza non è trascurabile specialmente tra i soldati; e il fatto che un tale uomo abbia tanti numerosi partigiani, rivela lo stato di anarchia in cui si trova la Germania.47.

Questi descritti già al Congresso come i protagonisti sono in soldoni i principali leader della Repubblica proclamata il 7 aprile ad esclusione di Levien. Sacerdote poi aggiunge una sua impressione sul maestro elementare Niekisch, già presidente del Consiglio Centrale, altro protagonista e simbolo della divisione tra maggioritari:

Il compagno Niekisch dell’età di forse trentacinque anni, maestro elementare ad Augsburg, apparteneva all’ala sinistra dei socialisti maggioritari, fra i delegati al Congresso degli operai, soldati e contadini. Aveva presieduto il Congresso quella settimana, e proprio quel giorno [1° marzo giorno dell’intervista con Sacerdote in una birreria di Monaco] era stato nominato Ministro della pubblica istruzione. Parlammo naturalmente dell’atteggiamento dei socialisti maggioritari di fronte al problema del Governo dei Consigli operai.

Niekisch, che ne era un caldo fautore, mi disse: «Ormai la marcia del pensiero socialista è irresistibile; anche i socialisti maggioritari, delegati al Congresso, stanno compiendo una piena conversione a sinistra; oggi hanno votato per la formazione di un Ministero puramente socialista, ed hanno accettato un ordine del giorno stabilente che la Camera dei deputati si convocherebbe quando lo permettesse la situazione».

Evidentemente la Baviera si avvia alla Repubblica dei Consigli.

I lettori conoscono gli eventi dei giorni seguenti. Mentre i socialisti maggioritari, delegati al Congresso degli operai, soldati e contadini, convergono sempre più a sinistra, la Direzione del Partito, forte dell’appoggio delle truppe, si mostra vieppiù ricalcitrante, e rinvigoriva vieppiù la propria resistenza. […].

In nome del Consiglio Centrale rivoluzionario della Baviera, il maestro elementare Niekisch pubblica oggi [7 aprile] il seguente manifesto:

«A tutti i Consigli operai!

Il popolo lavoratore della Baviera, unitosi in potente ed unico blocco contro ogni dominio ed ogni sfruttamento, assume tutti i poteri pubblici nei Consigli di operai, soldati e contadini.

La Camera dei deputati è sciolta. In luogo dei Ministri, subentrano i Commissari del popolo.

Negli affari pubblici regna un perfetto ordine. L’amministrazione continua. Tutte le federazioni di funzionari ed impiegati si sono dichiarate solidali agli operai, e garantiscono la comune protezione, e la continuazione della produzione. Le aziende vengono controllate dai Consigli delle aziende degli operai ed impiegati, e amministrate insieme con la Direzione.

Tutto appartiene alla collettività, perciò è esclusa ogni socializzazione individuale. I consigli degli operai, soldati e contadini hanno il dovere di provvedere dappertutto alla protezione della repubblica dei Consigli e all’ordine pubblico. Essi assumono i poteri pubblici locali, controllano l’amministrazione e sono responsabili davanti al popolo lavoratore di tutte loro azioni ed omissioni.

Lunedì 7 aprile è festa nazionale: cesserà ogni lavoro. Le ferrovie, le aziende di generi alimentari, di acqua, luce e riscaldamento continueranno a provvedere ai bisogni del popolo.

In nome del Consiglio Centrale rivoluzionario della Baviera, firmato Niekisch»48.

I comunisti si erano quindi chiamati fuori, Levien come Leviné si erano pubblicamente opposti ad un Soviet nominato dall’alto.

Hoffmann non si era fatto persuadere ed era volato a Berlino per consultarsi con Scheidemann, quindi tornò a Bamberga, dove formò insieme ad altri ministri del Landtag i nuclei militari di resistenza. Nel frattempo, già il 9 aprile Sauber, Waibel e Hagemeister, inviati della Repubblica Consiliare a Würzburg per fare propaganda alla stessa, furono arrestati dagli uomini di Schneppenhorst. Noske il 10 aprile mandò i generali von Möhle e von Oven a Bamberga49. Il 10 le truppe di Schneppenhorst con i Freikorps del colonnello von Epp entrarono ad Ingolstadt. L’11 aprile la KPD chiese di collaborare con il Consiglio Centrale ancora esistente, ma lo stesso giorno la SPD indisse un referendum al Consiglio Centrale di adesione alla Repubblica Consiliare: i voti furono 3507 contro e 3475 a favore! Di fatto ora vi erano tre organi di governo, il nuovo governo eletto (Landtag), ovvero la Camera dei deputati, costituito principalmente da maggioritari, il Consiglio Centrale e i Delegati, o Commissari, del Popolo della Repubblica Consiliare.

Il 13 aprile degli uomini della milizia repubblicana guidati dal maresciallo Aschenbrenner arrestarono i Delegati del Popolo Lipp, Wadler e l’anarchico Mühsam. Iniziarono quindi gli scontri nelle strade di Monaco, dove la milizia fu respinta dagli uomini armati della KPD. L’aggressione esterna fece scattare l’intervento comunista che ora avrebbe difeso la Repubblica Consiliare. Durante i combattimenti nei pressi della stazione i Consigli di fabbrica e di caserma decisero che il Consiglio Centrale era decaduto e il potere della Repubblica dei Consigli sarebbe stato trasferito ad un Comitato di Azione di 15 membri. Questo Comitato dei 15 fu costituito quindi da comunisti, socialdemocratici maggioritari e indipendenti. Nacque così, sotto assedio, il secondo governo dei Consigli, il primo era durato meno di una settimana, e ora i comunisti Eugen Leviné e Max Levien si posero alla guida della nuova Repubblica Consiliare. Il Comitato Esecutivo del Comitato di Azione divenne il vero centro del potere e questo era guidato da Levien, Leviné, Axelrod, Ströbl ed Eglhofer50. Questo decretò la consegna delle armi da parte di tutta la cittadinanza per poi poterle distribuire ai lavoratori in difesa della città51.

Domenica 14 aprile venne quindi indetto lo sciopero generale anche per dare la possibilità al nuovo governo di organizzare la difesa della città. Gli operai furono armati e si organizzò un’Armata Rossa, di cui il marinaio Rudolf Eglhofer, che aveva guidato la difesa del giorno prima, divenne il comandante. L’amministrazione fu trasferita ai Consigli di fabbrica, fu organizzata la requisizione degli alimenti in quanto le derrate erano state bloccate dagli uomini del governo Hoffmann. Il Commissario delle Finanze Männer invitò la popolazione a portare i propri risparmi in banca, questo per aver liquidità a disposizione per poter approvvigionare la città. Le banche furono nazionalizzate, e ogni Consiglio di fabbrica o attività commerciale dovette portare i propri proventi, dichiarare le somme per i salari alla Banca Nazionale, la quale li avrebbe pagati ogni fine settimana52. Toller si occupò della riforma dell’educazione e, per quanto riguarda la stampa, a Monaco durante lo sciopero venne pubblicato solo il bollettino del Comitato dei 15 e successivamente i giornali della SPD, della USPD e della KPD. Wadler prima del suo arresto delineò un’economia senza denaro53. Fuori Monaco la stampa però dipingeva una situazione di anarchia e terrore dove Levien sarebbe fuggito con milioni di marchi e le donne sarebbero state “comunistizzate” ovvero condivise. Siccome Schneppenhorst aveva difficoltà a reclutare soldati in Baviera da arruolare nei Freikorps e Noske era ancora occupato a reprimere gli scioperi nella Ruhr e nella Germania Centrale, il governo Hoffmann formò nuclei di volontari costituiti principalmente da ufficiali istruttori (Bildungsoffiziere) guidati dal capitano Röhm del Freikorps di von Epp. Hoffmann, sempre in collaborazione con il ministro della difesa di Weimar Gustav Noske, pianificò la ripresa della città utilizzando, come era stato fatto sistematicamente da gennaio in poi, una coalizione di truppe che impiegavano volontari spesso arruolati nei Freikorps. Il governo Hoffmann riuscì infine a organizzare almeno 60.000 uomini.

Il 15 aprile l’Armata Rossa respinse l’attacco di un reparto di 800 uomini venuto da Dachau e lo sconfisse, sotto la guida di Toller, anche a Dachau. Nonostante ciò, le truppe governative di Hoffmann iniziarono a premere su Monaco e non mancarono episodi di insubordinazione tra gli uomini della Guardia Rossa soprattutto per via della sua leadership straniera e, in particolare, ebrea. Questo forte attrito interno si presentò anche al Consiglio dove Toller, Klingelhöfer e Männer attaccarono i leader comunisti per non essere autoctoni e così il 27 questi abbondarono l'Assemblea. Sempre il 27 un centinaio di notabili furono presi ostaggio e portati al Ginnasio, come garanzia contro l’eventuale ingresso delle truppe controrivoluzionarie. Queste erano organizzate a nord sotto il comando del generale von Friedeburg ed erano: il Freikorps di Görlitz, la 2a divisione della guardia del colonnello Magnis, i dragoni dell’11o Kavallerie Schutz Kommando, i Freikorps di Assia e Turingia; a est al comando del generale Siebert, c’erano: gli ussari del 14o Kavallerie Schutz Kommando, il Freikorps von Lützow, la brigata Ehrhardt, i Freikorps Oberland, Schaaf e Denk; a sud agli ordini di von Epp, vi era la Bayerische Schutzenbrigade del capitano Röhm; quindi a ovest i Freikorps del Württemberg e di Haas54. Il generale prussiano Ernst von Oven al comando di queste forze entrò a Monaco in risposta alla notizia che le truppe “rosse” avevano passato per le armi dieci ostaggi, ovvero otto della esoterica e reazionaria Thule-Gesellschaft (tra i quali il Principe von Thurn und Taxis, la Contessa Westarp, il sottotenente von Teukert, il Barone von Seidlitz e il Professor Berger) e due dei Freikorps. Vi fu confusione tra gli operai dell’Armata Rossa a difesa di Monaco e a molti, vicini alla USPD e alla SPD, fu suggerito di dimostrare pacificamente. Dal 2 all’8 maggio si instaurò il terrore bianco. Le forze governative iniziarono a bombardare la città, l’Armata Rossa guidata da Egelhofer riuscì a tenere alcuni quartieri fino al 3 maggio, quindi Monaco cadde. Le forze governative iniziarono una forte repressione, per alcuni versi anche più selvaggia di quella vista nell’eccidio di marzo a Berlino. Vi furono esecuzioni di massa, spesso di operai disarmati ed estranei ai fatti, per esempio vennero uccisi anche 21 cattolici accusati di essere spartachisti. Alle truppe “bianche” bastava il solo sospetto per arrestare e spesso giustiziare. Egelhofer una volta catturato venne bastonato a morte e quindi fucilato. Landauer, noto per il suo pacifismo, venne ucciso crudelmente nella prigione di Stadelheim. Furono istituiti tribunali del popolo che condannarono circa 2209 persone con molte pene capitali. In tutto le perdite tra i monacensi si aggirarono attorno alle 600 persone, 577 secondo le stime ufficiali55 (altre fonti parlano di 1000), mentre tra le forze governative vi furono 38 caduti. Mühsam, Toller, Wadler, Axelrod, Ströbl e Gesell ricevettero dure sentenze, mentre Levien riuscì a scappare in Russia.

Eugen Leviné fu processato un mese dopo, sapendo di avere il destino ormai segnato, Leviné colse l’occasione per accusare gli assalitori. Nel suo discorso davanti al tribunale di Monaco spiegò quanto fosse prematura la proclamazione di una Repubblica Consiliare, ma che una volta fatta i comunisti decisero di difenderla, principalmente di difendere le scelte prese dai Consigli di Fabbrica pur sapendo di essere spacciati. Concluse dicendo:

Io so da lungo tempo che noi comunisti siamo solo morti in vacanza. Sta a voi, miei signori, decidere se la mia vacanza deve essere ancora una volta prorogata o se debbo raggiungere Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg. Voi potete anche uccidermi, le mie idee seguiteranno a vivere!56.

Venne fucilato il 5 giugno 1919.

Una nota storica interessante per futuri sviluppi è la parabola di Adolf Hitler, dallo scoppio della Rivoluzione di novembre alla capitolazione della Repubblica Consiliare di Baviera. Dal 4 dicembre 1918 al 25 gennaio 1919 Hitler e altri 15 soldati, ancora non smobilitati, formarono un Consiglio dei soldati a Traunstein con il compito di sorvegliare 1000 prigionieri di guerra francesi e russi. Quindi il 12 febbraio venne trasferito alla seconda compagnia di smobilitazione di Monaco e il 15 febbraio venne eletto dal suo reggimento come ombudsman (una sorta di mediatore civico che aveva a che fare con le lamentele) e in quella veste lavorò nel dipartimento della propaganda del governo provvisorio di Kurt Eisner, con il compito di educare i suoi commilitoni in materia di democrazia. Hitler prese parte alle dimostrazioni organizzate dal Consiglio dei lavoratori di Monaco e il 26 febbraio partecipò al Funerale di Eisner. La sua carriera nei consigli non finì qui, infatti il 15 aprile venne eletto nel Consiglio dei soldati della Repubblica Consiliare di Baviera come membro del battaglione ausiliare dei soldati. Solo dopo la soppressione del Consiglio dei soldati in maggio Hitler si rivoltò contro altri rappresentati dei Consigli passando così dalla parte delle forze di repressione. Fu quindi proprio nel maggio del 1919 che Hitler da membro dei Consigli dei soldati, una volta che questi avevano cessato di esistere, si avvicinò ai militaristi di destra come il capitano Karl Mayr, a capo della propaganda del Comando Generale del Reichswehr. Nell’estate del 1919 quindi Hitler intraprese la sua carriera nella destra antibolscevica e antisemita57.

Come nota Lambert McKenna non ci sono prove dell’influenza specifica degli ebrei nelle rivoluzioni avvenute a Monaco, nonostante la loro forte presenza, attorno le 50.000 persone; detto ciò, il loro coinvolgimento fu facile argomento usato dalla destra antisemita per far notare che molti dei principali protagonisti politici erano ebrei: Eisner, Toller, Marut, Jaffé, Simon, Landauer, Wadler, Levien [erroneamente indicato come ebreo per via del cognome molto simile a Lévy] e Leviné, giustamente nota McKenna, tutti provenienti da fuori Monaco58. All’idea messa in giro già da Guglielmo II che gli ebrei fossero responsabili della disfatta tedesca al fronte, ora si aggiunse l'idea che la rivoluzione avrebbe portato all’ebraismo.



CESCO

1Gavriel D. Rosenfeld. Monuments and the Politics of Memory: Commemorating Kurt Eisner and the Bavarian Revolutions of 1918-1919 in Postwar Munich. Central European History, Vol. 30, No. 2 (1997), pp. 221-251.

2Lambert McKenna. The Bolshevik Revolution in Munich. Studies: An Irish Quarterly Review, Vol. 12, No. 47 (Sep., 1923), pp. 361-377.

3Allan Mitchell. Revolution in Bavaria, 1918-1919: The Eisner Regime and the Soviet Republic. Princeton, 1965.

4Gavriel D. Rosenfeld. Monuments and the Politics of Memory: Commemorating Kurt Eisner and the Bavarian Revolutions of 1918-1919 in Postwar Munich. Central European History, Vol. 30, No. 2 (1997), pp. 221-251.

5Lambert McKenna. The Bolshevik Revolution in Munich. Studies: An Irish Quarterly Review, Vol. 12, No. 47 (Sep., 1923), pp. 361-377.

6Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 233.

7Christian Bartolf and Dominique Miething. Gustav Landauer and the Revolutionart Principle of Non-violent Non-cooperation. In The German Revolution and Political Theory. Edited by Gaard Kets and James Muldoon. Palgrave MacMillan, Springer Nature, 2019, p 220.

8A Monaco la Krupp aveva impiantato durante la guerra una fabbrica bellica che occupava circa 6.000 lavoratori vicini alla USPD [da: Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 233.].

9Christian Bartolf and Dominique Miething. Gustav Landauer and the Revolutionart Principle of Non-violent Non-cooperation. In The German Revolution and Political Theory. Edited by Gaard Kets and James Muldoon. Palgrave MacMillan, Springer Nature, 2019, p 221.

10Christian Bartolf and Dominique Miething. Gustav Landauer and the Revolutionart Principle of Non-violent Non-cooperation. In The German Revolution and Political Theory. Edited by Gaard Kets and James Muldoon. Palgrave MacMillan, Springer Nature, 2019, p 222.

11Christian Bartolf and Dominique Miething. Gustav Landauer and the Revolutionart Principle of Non-violent Non-cooperation. In The German Revolution and Political Theory. Edited by Gaard Kets and James Muldoon. Palgrave MacMillan, Springer Nature, 2019, p 226.

12Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 233.

13Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 233.

14Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 234.

15Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 234.

16Lambert McKenna. The Bolshevik Revolution in Munich. Studies: An Irish Quarterly Review, Vol. 12, No. 47 (Sep., 1923), pp. 361-377.

17Gavriel D. Rosenfeld. Monuments and the Politics of Memory: Commemorating Kurt Eisner and the Bavarian Revolutions of 1918-1919 in Postwar Munich. Central European History, Vol. 30, No. 2 (1997), pp. 221-251.

18Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 235.

19Maks (Max) Lyudviggovich Levin (Levien) (1885-1937): nato da una famiglia di commercianti tedeschi a Mosca. Studiò a Mosca presso il Ginnasio tedesco della città quindi lo finì a Meissen in Germania. Frequentò l'Università di Halle e nel 1905 abbandonò gli studi per partecipare alla Rivoluzione russa del 1905. Venne arrestato in Russia nel 1906 e rilasciato nel 1908. Quindi si trasferì a Zurigo dove finì gli studi universitari proseguendo con un dottorato che concluse nel 1913. A Zurigo entrò nel Partito Socialdemocratico russo e conobbe Lenin entrando a far parte della frazione bolscevica. Alla fine del 1913 tornò in Germania dove entrò nel Königlich Bayerisches Infanterie-Leib-Regiment e partecipò con questo reggimento alla Prima guerra mondiale, su tutti i fronti. Una volta scoppiata la rivoluzione Levien divenne il rappresentante del Consiglio dei soldati di Monaco ed entrò nel gruppo spartachista. Fu tra i fondatori del KPD al Congresso di Berlino. Durante la repressione della Repubblica dei Consigli bavarese Levien venne arrestato ma riuscì a scappare a Vienna. Venne additato come ebreo nonostante non avesse origine semita. Venne arrestato anche dal Governo austriaco e rilasciato nel 1920. Si trasferì a Mosca nel 1921 e nel 1922 entrò nel Comitato Esecutivo del Comintern. Riprese il suo lavoro accademico come biologo e nel 1930 ottenne una cattedra in scienze naturali all'Università di Mosca. Nel 1936 venne arrestato dalla polizia segreta russa e condannato a 5 anni di prigionia; quindi, la sua condanna fu tramutata in pena di morte e venne giustiziato il 16 giugno 1937 (https://en.wikipedia.org/wiki/Max_Levien).

20Gavriel D. Rosenfeld. Monuments and the Politics of Memory: Commemorating Kurt Eisner and the Bavarian Revolutions of 1918-1919 in Postwar Munich. Central European History, Vol. 30, No. 2 (1997), pp. 221-251.

21Ibidem.

22Renè Payot. La Rivolta proletaria si consolida. I Soviet in Baviera. Avanti! lunedì 7 aprile, 1919.

23Gustavo Sacerdote. Rivoluzionari e controrivoluzionari in Germania. Avanti! sabato 1° marzo, 1919.

24Redazione. La tragedia di Monaco di Baviera. Avanti! domenica 23 febbraio, 1919.

25Gustavo Sacerdote. L’incerta situazione i Baviera. Congiure controrivoluzionarie? Avanti! mercoledì 26 febbraio, 1919.

26Gustavo Sacerdote. Rivoluzionari e controrivoluzionari in Germania. Avanti! sabato 1° marzo, 1919.

27Gustavo Sacerdote. Il Congresso dei Soviet di Baviera. Avanti! venerdì 28 febbraio, 1919.

28Gustavo Sacerdote. Rivoluzionari e controrivoluzionari in Germania. Avanti! sabato 1° marzo, 1919.

29Ibidem.

30Gustavo Sacerdote. I chiaroscuri della situazione in Baviera. Il crescente potere dei Consigli sul Parlamento. Avanti! martedì 4 marzo, 1919.

31Ibidem.

32Gustavo Sacerdote. Nella Repubblica germanica. Gli ostacoli che incontrano i Consigli degli operai. Avanti! giovedì 6 marzo, 1919.

33Agenzia Stefani. I contadini chiedono la riconvocazione della Dieta bavarese. Avanti! sabato 8 marzo, 1919.

34L’idea della crescita repentina degli spartachisti a Monaco è confermata anche da Lambert McKenna il quale vede nello sbandamento dei militari e l'irresolutezza dei Ministri le principali ragioni del successo della propaganda spartachista [da: Lambert McKenna. The Bolshevik Revolution in Munich. Studies: An Irish Quarterly Review, Vol. 12, No. 47 (Sep., 1923), pp. 361-377].

35René Payot. La Rivolta proletaria si consolida. I Soviet in Baviera. Avanti! lunedì 7 aprile, 1919.

36Gustavo Sacerdote. Nella Repubblica Germanica. Si riacutizza in Baviera il conflitto tra il Parlamento e i Consigli operai. Avanti! martedì 18 marzo, 1919.

37Agenzia Stefani. La riapertura della Dieta bavarese. Avanti! martedì 18 marzo, 1919.

38Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 236-237.

39Gustavo Sacerdote. Il Congresso dei Consigli operai e soldati invaso dai pretoriani del Governo. Il nuovo Ministero bavarese. Avanti! venerdì 14 marzo, 1919.

40Guastavo Sacerdote. La repubblica socialista rimarrà in Baviera dopo l'assassinio di Eisner. Avanti! giovedì 27 febbraio, 1919.

41Agenzia Stefani. Nella repubblica germanica. La socializzazione della stampa. Avanti! mercoledì 2 aprile, 1919.

42Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 238-239.

43Gustavo Sacerdote. La Repubblica dei Soviet in Baviera. Un comizio decisivo. Avanti! martedì 8 aprile, 1919.

44Gustav Landauer (1870-1919): Nato il 7 aprile a Karlsruhe da una famiglia ebrea laica, studiò letteratura inglese, filosofia e storia alle Università di Heidelberg, Strasburgo e Berlino senza terminare gli studi. Nel 1893 partecipò al Congresso della Seconda Internazionale di Zurigo, dal quale fu cacciato con l’accusa mossagli da August Bebel di essere un informatore della polizia. Una volta tornato a Berlino spese un anno in prigione per degli articoli pubblicati sul Der Sozialist. Si avvicinò nello stesso periodo al pensiero anarchico collaborando con Fritz Mauthner. Nel 1900 si ritirò dalla vita pubblica per continuare i suoi studi. Iniziò a frequentare il circolo Neue Gemeinschaft dove incontrò Martin Buber ed Erich Mühsam, e a tradurre assieme alla sua seconda moglie Hedwig Lachmann le opere di Pëtr Kropotkin, Oscar Wilde, Walt Whitman e Rabindaranth Tagore. Nel 1906 Buber, editore della collana Die Gesellschaft, invitò Landauer a scrivere un libro che fu pubblicato nel 1907 con il titolo “Volk and Land: 30 Socialist theses”. Nel 1908 Landauer fondò il Sozialistischer Bund un’associazione socialista con lo scopo di formare comunità indipendenti che vivessero secondo l’idea socialista. Quindi nel 1911 pubblicò la sua opera più significativa: “Per il Socialismo”. Landauer fu uno dei pochi pacifisti della prima ora in Germania. Nel 1917 si trasferì a Krumbach nel sud della Germania. In novembre 1918 si unì agli intellettuali che appoggiavano la rivoluzione. Landauer fu quindi assassinato il 2 maggio 1919 dai Freikorps (da: Libera Pisano. Anarchic Scepticism: Language, Mysticism and Revolution in Gustav Landauer. YEARBOOK OF THE MAIMONIDES CENTRE FOR ADVANCED STUDIES, 2018, pp. 251-272).

45Agenzia Stefani. La Repubblica dei Soviet in Baviera. Avanti! martedì 8 aprile, 1919.

46Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 239.

47René Payot. La Rivolta proletaria si consolida. I Soviet in Baviera. Avanti! lunedì 7 aprile, 1919.

48Gustavo Sacerdote. Il manifesto della proclamazione. Avanti! martedì 8 aprile, 1919.

49Lambert McKenna. The Bolshevik Revolution in Munich. Studies: An Irish Quarterly Review, Vol. 12, No. 47 (Sep., 1923), pp. 361-377.

50Ibidem.

51Ibidem.

52Lambert McKenna. The Bolshevik Revolution in Munich. Studies: An Irish Quarterly Review, Vol. 12, No. 47 (Sep., 1923), pp. 361-377.

53Gustavo Corni. Weimar. La Germania dal 1918 al 1933. Carocci editore, 2020, p. 58.

54Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 244.

55Gustavo Corni. Weimar. La Germania dal 1918 al 1933. Carocci editore, 2020, p. 59.

56Paul Frölich, Rudolf Lindau, Albert Schreiner e Jakob Walcher. Rivoluzione e controrivoluzione in Germania 1918-1920. Dalla fondazione del Partito comunista al putsch di Kapp. Titolo originale: “Illustrierte Geschichte der deutschen Revolution”, 1929. Pantarei editore, 2001, p 246.

57Christian Bartolf and Dominique Miething. Gustav Landauer and the Revolutionart Principle of Non-violent Non-cooperation. In The German Revolution and Political Theory. Edited by Gaard Kets and James Muldoon. Palgrave MacMillan, Springer Nature, 2019, p 225-226.

58Lambert McKenna. The Bolshevik Revolution in Munich. Studies: An Irish Quarterly Review, Vol. 12, No. 47 (Sep., 1923), pp. 361-377.


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