La via del panda e la via delle formiche
La nostra pagina web compie tre anni. Ci prendiamo la libertà di giocare e, giocando, di sviscerare cosa sia poi questo “Adattamento Socialista”.
“Adattamento Socialista” accosta due concetti. Quello di adattamento, ovvero le capacità di cambiare per sopravvivere, vivere e prosperare. Il sostantivo “adattamento” è legato al concetto di equilibrio, o meglio, stato stazionario; nel senso che ad ogni circostanza (per esempio, freddo, fame) la capacità di adattamento fa corrispondere una serie di azioni che riportano lo stato dell’organismo uno stato di stabilità (per esempio, conforto termico, sazietà). L’uomo, o la donna, della strada direbbero: «Sopravvive il più forte!»; Charles Darwin correggerebbe: «Sopravvive il più adattabile!». Siamo quindi evoluzionisti? No! E lo dimostreremo in poche righe.
L’uomo, da qui in poi inteso come specie, ha la caratteristica di adattarsi soprattutto adattando! L’uomo è in grado di vestirsi, accendere il fuoco, coltivare, allevare e così via, e questo lo fa organizzandosi in gruppo, o meglio, in società. Così l’uomo ha aumentato per tutta la sua Storia la propria capacità di sopravvivenza. Con il capitalismo gli effetti della grande capacità di adattamento dell’uomo sono oramai effetti tangibili sull’ambiente, inteso come Natura. La società umana, globale, infatti, deve ora più che mai fare i conti con tali alterazioni (scorie, scarti, inquinati ecc.). Ma sempre per via del principio dello stato stazionario che regola il nostro Universo, l’uomo non può continuare ad alterare l’ambiente se vuol sopravvivere, vivere e prosperare a lungo nel tempo. Il passo con cui altera l’ambiente è tale che le condizioni ambientali stanno diventando sempre meno favorevoli alla vita umana stessa, e alla fine, scomparendo l’uomo il sistema Pianeta tornerebbe finalmente ad un nuovo stato stazionario. Se fossimo evoluzionisti penseremo che in un modo o nell’altro l’uomo evolverebbe per sopravvivere, il problema sarebbe risolto per una sorta di predestinazione. Ma così evidentemente non è.
Tornando a Darwin: «Survival of the fittest!», ovvero, «Sopravvive il più adattabile!». Di fatto la vera evoluzione è quella che alla lunga premia chi si adatta meglio all’ambiente e non chi più aggressivamente adatta l’ambiente ai suoi bisogni. Per usare un parallelismo divertente, l’uomo non è meglio di un panda, che per poter sopravvivere esaurisce le riserve di bambù producendo in cambio escrementi, se per poter sopravvivere esaurisce le risorse del pianeta riempiendolo al contempo di sostanze inquinanti. L’uomo potrebbe sembrare, ad uno sguardo superficiale, l’essere più evoluto su questo pianeta, ma, alla lunga, il suo cambiare irreversibilmente l’ambiente in cui vive avrebbe il medesimo deleterio e definitivo effetto, del panda: la sua scomparsa.
Macché panda e panda! All’uomo piace definirsi come un branco organizzato gerarchicamente, possibilmente al seguito di un leader alpha, per potersi difendere o per poter offendere altri branchi al fine proteggere il proprio territorio o al fine di aumentare le proprie condizioni di vita. Sempre l’uomo, o la donna, della strada direbbero: «È la natura dell’uomo!». Del resto si potrebbe pensare ai nostri cugini più vicini, gli scimpanzé, che fanno esattamente la stessa cosa. Ma se si prendesse un pallone aerostatico o un aeroplano, sollevandosi da terra di qualche decina di metri, ci si renderebbe subito conto che l’uomo non è un branco ma una enorme collezione di colonie, come potrebbero essere quelle delle formiche o delle api, o delle cavallette e via discorrendo. Infatti c’è chi immediatamente paragona l’uomo ad una colonia di parassiti, un cancro che si espande addirittura! Senza essere così estremi, che poi è inaccurato e deleterio, è però utile pensare l’uomo come moltitudine e ci si rende immediatamente conto di quanto il modello del branco organizzato gerarchicamente, al seguito dell’alpha, sia inadeguato a descrivere e ad organizzare una così vasta moltitudine di individui.
Oggi questa moltitudine è difronte ad un bivio: o pensarsi branco e finire come un panda senza bambù, o pensarsi moltitudine come una colonia di formiche e costruire una struttura sociale, intricata ma funzionale, adeguata a coesistere con l’ambiente. Sono queste le forse le “formiche” di Pëtr A. Kropotkin?... Chissà?
A questo punto la domanda è la seguente: si può adattare il capitalismo? Può il capitalismo essere in stato stazionario? Oppure il capitalismo è una macchina trita-bambù? A chi è convinto che il capitalismo possa rettificarsi al punto da non mandare tutta la società umana a rotoli, noi non possiamo che dire: «Modificatelo!» e siamo certi che si troverà presto di fronte al bivio del quale scrivevamo poc'anzi.
Dopo aver imboccato la “strada del panda” un paio di volte alcuni, e noi ci impegniamo invece affinché questi siano tanti e presto, vorranno imboccare la “via delle formiche”. In questo caso l’adattamento dovrà significare cambiare per conservare al fine di prosperare. Ovvero una società in grado di agire sull’ambiente, quindi cambiare senza determinare uno squilibrio, quindi conservare, ma in modo tale da sopravvivere con successo, quindi prosperare.
Ecco che noi socialisti crediamo che questo sistema sia quello Socialista.
Quello di Socialismo è un concetto che abbiamo introdotto più volte in questi tre anni, ed è il sistema socioeconomico dove i mezzi di produzione e conseguenti prodotti sono della società umana e amministrati dalla stessa. Questo sistema dovrà essere vincolato a funzionare secondo il rispetto della natura. Voilà, l’Adattamento Socialista! Ma ciò non è scontato!
Un sistema socializzato potrebbe benissimo depauperare le risorse del pianeta. I sedicenti eco-socialisti o eco-comunisti che per atto di fede professano che l’avvento del Socialismo o del Comunismo, come l’avvento del Messia, risolva tutti i problemi, anche quello ecologico, arrecano più danno che altro. Il Socialismo deve essere organizzato in modo tale da eliminare la proprietà privata della “produzione” e dei suoi prodotti, eliminando la divisione del lavoro, la divisione in classi, ma deve fare ciò, anche dismettendo o cambiando i processi produttivi depauperanti e/o inquinanti.
Adattamento Socialista quindi, dove il Socialismo non è una ricetta pronta che i “cattivi” non vogliono applicare; il Socialismo è la partecipazione collettiva all’adattamento per la conservazione della specie e dell’ambiente.
In questi tre anni ci siamo concentrati a divulgare saggi di storia del socialismo, di economia politica, di attivismo militante perché l’adattamento presuppone la capacità di capire come funziona la società attuale, di capire le sue dinamiche, di capire come queste si sono venute a determinare e di come cambiarle cambiando, per poi approdare verso un sistema gestito dalla società intera senza classi ed in equilibrio con il pianeta: un sistema socialista. Il Gruppo Socialista Internazionalista è per le “formiche” ed esisterà fin quando esisterà il “capitalismo dei panda”.
La missione sarà quella di non fermarsi alla formula da applicare ma di applicarsi nel continuo formulare.
Cesco
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