Menotti Serrati: 1872-1899
Introduzione
Serrati è un rivoluzionario marxista da riscoprire. Non c'è dubbio che egli abbia rivestito un ruolo di primo piano nel socialismo italiano soprattutto nel periodo che coincide con la sua direzione dell’Avanti!, ovvero dal novembre del 1914 al marzo del 19231. Per molti versi Serrati è stato rigettato dai comunisti, tra il 1920 e il 1923, e dai socialisti, dal 1923, quindi dimenticato e lentamente reclamato da entrambe le correnti2. La cosa che emerge addentrandosi nella vita di Serrati è la sua integrità. Filippo Turati, che nel 1902 aveva rimesso in giro le voci sulla presunta trascuratezza amministrativa3 risalente al 1893, nel maggio 1926 riconoscerà nel necrologio a Serrati che:
“Non ci trovammo mai sulla stessa linea politica. […]. Ma il dissenso che ci divise non può e non deve impedire – in quest’ora che è per noi tutti di prova durissima e su una tomba così immaturamente dischiusa – il riconoscimento e la testimonianza da parte nostra della grande coerenza, dell’idealismo, del disinteresse e del non comune coraggio, che caratterizzarono tutta la sua vita. Egli fu, fra tanti tentennanti e trepidanti, un dritto e un impavido; fra tante gelatine umane, un pezzo di quarzo. Del quarzo anche aveva tutti gli spigoli. Si gettò, senza lesinarsi, a tutti gli sbaragli. Fra tante larve, fu un uomo. E fu onore per noi di combatterlo e di esser da lui combattuti, con perfetta lealtà con reciproca stima morale. [...]”4.
Che Serrati sia stato un pezzo di quarzo va ricordato quando, studiando la sua vita, si vede che egli fu attaccato in diverse circostanze con accuse che cercarono sempre di screditare proprio la caratura morale, alla quale teneva sopra ogni altra cosa, evidentemente perché chi lo accusava sapeva di colpire Serrati al cuore, ovvero, la sua onestà. Serrati venne attaccato duramente da Amadeo Bordiga e da Antonio Gramsci, probabilmente i pensatori più arguti che il marxismo italiano abbia prodotto nella prima metà del XX secolo, e questi attacchi ne hanno inquinato per anni la memoria politica. I colpi bassi non mancarono, ma alla sua morte Gramsci scrisse:
“Si può dire da questo punto di vista che il compagno Serrati è stato il più alto e nobile rappresentante delle vecchie generazioni del socialismo rivoluzionario italiano tradizionale; che egli ha espresso quanto di più generoso e di più disinteressato queste generazioni potevano esprimere.”5
Bordiga nella sua lettera alla compagna di Serrati riconobbe che:
“Serrati era una figura che non si dimentica, e malgrado le critiche che non è il caso di dimenticare ipocritamente dopo la sua morte – nulla provocherebbe di più un sorriso di scherno virile per una simile idea, se egli fosse ancora tra noi – io penso che nei suoi «errori» - la parola è da tempo alla moda – non tutto era fuori della buona strada e penso soprattutto che di uomini altrettanto «duri», qualità per noi prima tra le prime, ce ne restano in verità molto pochi.
Io serbo di lui, anche dei periodi delle più aspre polemiche, una memoria personale limpida, chiara, cordiale ed anche affettuosa, e so che voi lo sapevate.”6
Tuttavia, Serrati è tuttora da molti ricordato come il mediocre leader della corrente massimalista del primo dopoguerra. Questa onta però non si limita a Serrati come figura politica, ma alla classe dirigente socialista intera, massimalista e riformista, che, ancora oggi, ahinoi, per molti storici non ha saputo e/o, voluto, fare la rivoluzione nel 1920 e ha quindi causato e meritato la reazione fascista. Noi respingiamo con forza il concetto che vi fossero allora le condizioni socioeconomiche per una rivoluzione socialista in Italia e siamo convinti che una analisi più attenta, e meno condizionata politicamente, di quel periodo potrà scagionare almeno in parte la classe dirigente socialista massimalista e riformista, incluso Serrati. In altra sede abbiamo illustrato come il fascismo non si possa semplicemente ascrivere alla mancata e manchevole azione rivoluzionaria dei socialisti italiani7. Il Serrati della settimana rossa, il quale a Venezia si rende conto che lo sciopero non si tramuterà in nulla di più, non può essere additato come l'affossatore della rivoluzione assieme, o in combutta, con i sindacati confederali. Questa è una visione che noi pensiamo abbia fatto il suo tempo. In qualche modo questo, che Serrati sia stato un leader mediocre, cozza con l’alta considerazione che Lenin ebbe di lui, anche se al ligure non mancò il fegato di contrastarlo. Ancora a cavallo tra il 1922 e il 1923 Serrati era il punto di rifermento della Internazionale Comunista che era vicinissima alla riunificazione dei due partiti italiani, riunificazione sventata dall’opera temeraria dei due difensori della “tradizione socialista”, Pietro Nenni8 e Arturo Vella9.
Il Serrati che presentiamo in questo lavoro è però il Serrati dei primissimi anni di militanza, la quale praticamente inizia con la nascita del Partito Socialista Italiano stesso nel 1892. Ci fermeremo prima che Serrati diventi un uomo di punta del socialismo italiano in Svizzera e quindi prima della sua presa di posizione contro i cosiddetti riformisti di Filippo Turati. I contrasti, nati nel 1902 tra gli intransigenti di Costantino Lazzari e dell’istrionico Enrico Ferri e la compagine riformista, avranno durature e profonde ripercussioni. Alcuni uomini della vecchia guardia come Giuseppe Croce preferiranno lasciare la politica; altri come Giovanni Lerda, Alceste Della Seta, Angelica Balabanoff, Francesco Ciccotti, Arturo Vella, assieme al vecchio Lazzari e lo stesso Serrati, consolideranno una sempre più influente, ma debole, frazione rivoluzionaria intransigente, Gramsci nota che fu a causa di questa debolezza che si determinò “un susseguirsi alla sua dirigenza una vera cinematografia di uomini, mentre i riformisti stavano fortemente raggruppati intorno a Filippo Turati”10.
Non tratteremo dell’ascendente che il Ferri eserciterà su Serrati, aspetto da approfondire altrove, come non toccheremo il role model che Serrati sarà per Mussolini, almeno per quanto concerneva l’aspetto del pubblicista professionale di partito. Mussolini invidierà Serrati, che in Svizzera aveva lasciato un buon ricordo e lo invidierà fin quando non lo supererà nel aggiudicarsi il posto più ambito, ovvero quello di direttore dell’Avanti!. Come accennato altrove11 non sembra convincente la storia che alla fine del 1912 Serrati non potesse diventare direttore dell’Avanti!, per via dei suoi incidenti di percorso, vedi ammanchi e vedi l’omicidio di Barre (Vermont). Mussolini non fu la prima scelta questo è chiaro, ma, il nome di Serrati fu discusso? Quanto esposto in questa breve introduzione crediamo confermi il fatto che la figura di Serrati va riconsiderata in tutta la sua complessità e il suo ruolo va recuperato. Ecco un inizio.
L’eredità politica di Giacinto Serrati
Giacinto Menotti Serrati (1872-1926), primogenito12 di Giacinto Serrati (1816-1891) e Caterina Brunengo (1849-1937), nacque a Spotorno il 25 novembre 1872. Menotti aveva due sorelle, la prima, alla quale era molto legato, Anita (1874-1945) e la seconda, Clelia Mimí (1883-1964), quindi tre fratelli, Ricciotti (1876-1938), Manlio (1878-1959) e Carlo Lucio (1881-1933).13 Il padre di Menotti, ovvero, Giacinto Serrati fu a sua volta un uomo impegnato in politica. Giacinto Serrati fu socio della Società Operaia di Oneglia la quale “[...] era una delle più antiche d’Italia, [ed] era composta di piccoli commercianti e artigiani, e vi potevano anche entrare datori di lavoro.”14. Nel 1861 Giacinto fu il delegato della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Oneglia al IX Congresso delle Società Operaie di Firenze, quindi un anno più tardi, nel 1862, fu presidente della stessa Società Operaia che rappresentò a Genova dove consegnò personalmente la lettera di nomina per la presidenza onoraria a Giuseppe Garibaldi. Sempre nel 1862 comunicò agli altri soci della lettera che Giuseppe Mazzini aveva indirizzato loro da Londra, esortandoli “a tenersi pronti a guidare il Paese”. Nel 1863 fu quindi delegato al Congresso di Parma per poi, negli anni 1865-66 e 1867-70, diventò sindaco di Oneglia. Giacinto Serrati durante la sua seconda amministrazione però fu vittima di uno scandalo, ovvero, venne accusato, accusa per altro infondata, di appropriazione indebita, ma, dopo aver dimostrato la sua innocenza, si dimise e lasciò la vita politica fino al 1874 quando fu rinominato socio della Società Operaia di Mutuo Soccorso15.
Giacinto Serrati proveniva da una famiglia benestante, fu armatore, padrone di un veliero oceanico, un brigantino; apparentemente morì a causa di una polmonite contratta mentre tentava di salvare proprio la sua nave dal naufragio16 quando Menotti aveva soli 18 anni. Secondo Paolo Valera però il padre di Menotti fu: “Armatore di bastimento [che]. Si arrabattò più tardi facendo il negoziante, il costruttore di case e di strade in Oneglia, e finì, a poco a poco, a soffiarsi sulle dita”17. Qualche anno prima che il padre morisse, un altro avvenimento traumatico colpì il giovane Menotti e la sua famiglia, quando questi aveva circa 14 anni, ovvero il 22 febbraio 1887: la riviera di ponente fu scossa da un tremendo terremoto che distrusse paesi come Bussana e danneggiò anche Oneglia e Diano Marina18. Menotti frequentò e finì gli studi liceali a Mondovì. Mussolini fa riferimento a tali studi in una lettera indirizzata a Serrati nel 1908: «Quando non ho nulla da fare passo il tempo nella farmacia Imperia del compagno Ravotto, che fu tuo condiscepolo al liceo di Mondovì». Alessandro Natta nella sua ricostruzione riporta che la vita politica di Serrati ebbe inizio quando ancora studente di liceo a Mondovì, alla morte del padre, si vide costretto ad abbandonare gli studi proprio nel 189119. In realtà abbandonò il convitto e non poté intraprendere gli studi da avvocato.
Primi anni di attivismo e viaggio a Milano
Dopo l’abbandono degli studi Serrati iniziò la sua collaborazione con Il Pensiero di Sanremo nel giugno del 1892. Il Pensiero di Sanremo era un settimanale democratico vicino alle idee mazziniane “ossessionate da una perenne esigenza di definire l’individualismo borghese di fronte all’altruismo socialista”20. Iniziò la sua collaborazione anche con la Lotta di Classe, organo del neonato Partito dei Lavoratori italiani, l’ultima settimana di ottobre del 189221. Sempre quell’anno, co-promosse la società filodrammatica “Cuore ed arte” e il Circolo “E. De Amicis”, quindi nell’ottobre del 1892 partecipò alla fondazione della Lega Socialista onegliese, mentre qualche mese prima, come annotato nella sua breve autobiografia, Serrati, era entrato “[…] nel Partito socialista a vent’anni, nel 1892, quando si fondò a Genova”22. In realtà il Congresso si svolse in agosto e Serrati aveva ancora 19 anni.
Il 3 giugno 1893 si trasferì a Milano, dove ottenne un incarico come bibliotecario presso la Lotta di Classe. Durante la sua permanenza milanese si legò in rapporti amichevoli con Costantino Lazzari che lui considerava un po’ il Guesde italiano23. Nonostante il suo trasferimento a Milano Serrati fu tra i co-fondatori de La Lima24 di Oneglia che iniziò le stampe il 4 giugno 1893. Qui si firmava usando lo pseudonimo Parrasio, che, come spiega Natta, è il nome della rocca di Porto Maurizio25. Il suo contributo originale inizia con “È un Dialogo” pubblicato in quattro parti da luglio a ottobre 1893. “È un Dialogo”, come dice il titolo, è un dialogo tra Brogio e Beppe due operai con un livello di educazione di base, ovvero alfabetizzati, e in grado di acquistare e leggere La Lima. In “È un Dialogo” Serrati usa un linguaggio semplice con l’intento di dare gli strumenti agli operai per passare alla militanza socialista e difendere la loro scelta. Brogio non è convinto dalle idee socialiste e Beppe cerca di fargli capire che il socialismo non è pericoloso. Beppe inizia delineando l’ineguaglianza tra lavoratori e signori e come l’ingiustizia sociale del sistema capitalista umili la famiglia del lavoratore, poi passa alla Patria, che, nel senso di usi e costumi, non è mai stata presa di mira dai socialisti. Serrati inserisce anche un chiaro messaggio internazionalista quando scrive: “Proclamiamo quindi non la distruzione delle patrie, ma l’unione di esse, nell’opera comune della redenzione dal giogo del capitale”, quindi spiega la socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio26. Questa sua preparazione semplice ma solida della dottrina marxista è spesso denigrata, perché Serrati non è mai stato un teorico, ma tali solidi basi sono notate anche da Marina Tesoro nella sua analisi critica del ruolo di Serrati nel socialismo italiano27.
Già nella prima settimana di luglio esce su Lotta di Classe un trafiletto “Dalla Liguria” firmato G.M.S. dove si congratula con i compagni di Sanremo, che hanno costituito la sezione del Partito dei Lavoratori Italiani, ma chiede loro di uscire alla luce del sole. Per quanto riguarda Oneglia, Serrati, annuncia che ad Oneglia il Partito: “scenderà in campo con bandiera spiegata, colla bandiera del Partito socialista dei lavoratori italiani. I candidati esporranno in pubblici comizi il programma”28. Già il 16 luglio scrive un resoconto su una conferenza di Filippo Turati su Karl Marx29. La Prolusione di Filippo Turati è infatti annunciata sul numero del 8-9 luglio di Lotta di Classe30. A meno di un mese dal suo trasferimento a Milano, Serrati annuncia, sempre dalle pagine di Lotta di Classe, la scesa in campo della Lega Socialista onegliese31, ma Serrati non è fisso a Milano, gira per conto del Comitato Centrale del Partito: vi è notizia di una sua conferenza a San Germano Vercellese sempre nella seconda metà di luglio32. Prende il suo compito di propagandista molto seriamente e non si dimentica dei suoi compagni della Riviera di Ponente33. Serrati deve anche pensare alle condizioni economiche nelle quali versa la sua famiglia ad Oneglia. Questa soffriva non poche difficoltà dopo la scomparsa del padre Giacinto e su La Lima già dal luglio 1893 appare una inserzione: “Si affitta appartamenti e camere ammobiliate”, presso la madre di Serrati, ovvero, “Caterina Brunengo vedova Serrati”, che ci aiuta a capire la condizione di bisogno della famiglia Serrati. Questa inserzione durerà fino al 189434.
Nell’agosto si reca, senza delega, al Congresso della Seconda Internazionale di Zurigo35,36, ne fa menzione anche Antonio Labriola in una sua lettera a Friedrich Engels37. Come si legge nella lettera di Antonio Labriola, nella compagine socialista milanese, c'è in quel periodo un clima di diffidenza e accuse, determinate da ammanchi importanti. Labriola menziona il nome di un certo Fossati, fuggito all’estero, ma le accuse raggiungeranno anche Serrati, il quale in settembre si recava al IIo Congresso del Partito dei Lavoratori italiani a Reggio Emilia e, apparentemente per un fraintendimento col Turati, finanzierà il suo viaggio con il ricavato della vendita di opuscoli e libri38,39. All’ordine del giorno del Congresso di Reggio Emilia vi è anche il nome del Partito: una nota curiosa è che la Lega Socialista onegliese avesse suggerito il nome di Proletariato socialista italiano40, saggiamente non preso in considerazione.
Prima di recarsi al Congresso però avvenne “Il tragico eccidio di Aigues-Mortes”41. Il 23 agosto 1893 Serrati viene fermato per la prima volta dalle forze dell’ordine, ha 20 anni; il fatto è menzionato dal Corriere della Sera, così: “alle 8 di sera molta gente si riuniva in assembramento pacifico di anarchici e socialisti; vi furono 53 arresti di cui 40 trattenuti”, tra questi ultimi è menzionato il nome di Menotti Serrati, studente42. Il giorno seguente il Corriere della Sera ripete che dei 40 trattenuti 32 dovranno comparire davanti alla Pretura Urbana, tra questi lo studente Menotti Serrati. Secondo il telegramma della agenzia Stefani il commerciante Mongini venne arrestato perché batteva le mani con ironia mentre le forze dell’ordine arrestavano «ragazzetti innocui» “l’amico Serrati” chiedeva: “«Ma perché arrestate il Mongini? Non ha fatto nulla!», venendo così a sua volta arrestato43. Questo coincide con il racconto che il Serrati fa nel suo libro, postumo, “Il manuale del perfetto carcerato”44. Serrati spiega che nel 1893 a causa della rottura tra Italia e Francia determinata dalla politica protezionista e triplicista di Francesco Crispi, in Francia si verificarono dei linciaggi di operai italiani, visti come crumiri, e ad Aigues-Mortes questi linciaggi portarono alla morte di diversi lavoratori italiani (tra i 10 e i 17). Ad Aigues-Mortes, infatti, gli italiani lavoravano nelle saline per molto meno dei francesi, e questo innescò la caccia all’italiano, portando anche ai fatti di Marsiglia. I nazionalisti, con in testa il Corriere della Sera, organizzarono dimostrazioni rumorose contro la Francia e i socialisti tentarono qualche contro-dimostrazione. Date le retate a casaccio delle forze dell’ordine, quando un capitano dei carabinieri ordinò il rilascio di alcuni “marmocchi” fermati per errore, il compagno Luigi Mongini applaudì e un delegato di polizia urlò “Arrestatelo! […]. Costui batte le mani ironicamente!”. Quando le guardie si gettarono sul Mongini, Serrati protestò e venne a sua volta arrestato45. Una volta portato in questura Serrati sarà presto rilasciato. Le versioni date da Serrati nel 1920 e nel 1923 sono però leggermente diverse, qui racconta che per contestare le manifestazioni dei nazionalisti italiani, gridò: «Viva la Francia! Viva l’Internazionale!», e per questo e per aver «battuto le mani ironicamente» ad un delegato di pubblica sicurezza, verrà fermato; questa versione è più sintetica e politicamente orientata.
Il 27 agosto è già a Lecco per una relazione ai lavoratori del posto. Da Lecco “Parrasio” scrive una relazione dove spiega che, inviato dal Comitato Centrale, tiene un discorso ad un’ora da Lecco, dove parlò di come il capitalismo divida la società in due classi, sfruttatori e sfruttati. Sempre sullo stesso numero Parrasio riporta, da Oneglia, un pubblico comizio per esaminare l’operato della amministrazione comunale, dove è approvato all’unanimità un voto di protesta contro il sistema fiscale. Quindi da Sanremo sempre il 3 settembre riporta che la Lega socialista di Sanremo inaugurerà i propri locali46. La settimana dopo annuncia su Lotta di Classe la conferenza di Corrado Corradino, socialista di punta della zona47. Dall’edizione del 23-24 settembre 1893 non troviamo articoli esplicitamente firmati da Serrati, come Parrasio o con le iniziali. Quello che è noto e che a fine settembre, probabilmente dopo il Congresso di Reggio Emilia, Serrati era tornato ad Oneglia, presumibilmente amareggiato dalle accuse che giravano sul suo conto come sul conto di diversi compagni attivamente coinvolti nella vita politica del Partito. Secondo noi è improbabile che Serrati, che nel resto della sua vita sarà riconosciuto come un uomo dedicato ed onesto, abbia avuto qualcosa a che fare con queste vicende.
Ritorno ad Oneglia 1893
Serrati ad Oneglia è probabilmente l’organizzatore delle “conversazioni socialiste”48. Questo è riscontrabile anche degli articoli de La Lima dello stesso periodo, dove si legge: “Il Serrati tenne un discorso a Oneglia e a Costa d’Oneglia, sulla socializzazione dei mezzi di produzione che fu applaudissimo.”49 In un articolo intitolato “Noi vinceremo” Serrati denuncia l’inutilità dei partiti che non siano quello liberale, che chiamerebbe conservatore, e quello socialista; quello monarchico, quello repubblicano e quello radicale socialista “sono creazioni assurde destinate a scomparire”50. Ancora lunedì 18 novembre Serrati aveva tenuto un altro comizio51, rendendolo sicuramente ben noto anche alle forze dell’ordine.
Il secondo arresto, infatti, non tarda ad arrivare e nel novembre 1893 a Oneglia, ricorda anni dopo Serrati, dopo aver passato la serata con amici e rincasando sul tardi l’allegra compagnia intona “Funiculì, Funicolà”, ma i carabinieri li fermano intimandoli di smettere di cantare l’Inno dei Lavoratori. Ne nasce una discussione e si capisce dal ricordo di Serrati che il monito dei carabinieri venne preso come una provocazione e lui continuò a spiegare, con ironia, la differenza tra le due canzoni. Furono quindi incarcerati per 5 giorni con 50 lire di multa con l’accusa di “eccitamento all’odio fra le classi sociali”52. Di questo episodio nell’articolo del 1923 non riferisce mentre accenna al terzo arresto, dovuto alla sua protesta contro i fatti di Sicilia53.
L’8 gennaio 1894 prima di essere processato per l’episodio precedente viene arrestato per aver gridato: «Viva il Socialismo!», «Viva la Sicilia!» e condannato a 26 giorni di reclusione. Nella sua autobiografia del 1920 aggiunge di essere stato arrestato: “per ribellione alla forza pubblica durante una dimostrazione”54. Nel numero del 14 gennaio su La Lima si riferisce alla proclamazione della dello Stato d’Assedio in Sicilia per via delle rivolte dei Fasci siciliani. Quindi il giornale racconta degli arresti che si estendono al litorale Ligure. Si riferisce presumibilmente proprio al lunedì 8 gennaio sera quando a Oneglia era stata improvvisata una manifestazione di solidarietà con i compagni di Sicilia al grido di «Viva il Socialismo! Viva la Sicilia!» e dove sopraggiungono immediatamente i carabinieri. I socialisti oramai sulla via di casa, incrociando Menotti Serrati che indisposto non era andato alla dimostrazione, vengono fermati dai carabinieri e fra tutti proprio Serrati viene arrestato. Vista la scena il suo fratello minore di soli 15 anni, Manlio, si butta nella mischia implorando i carabinieri di lasciare andare Menotti. Manlio viene a sua volta arrestato. Menotti Serrati sarà condannato a 26 giorni di reclusione, come già accennato, mentre il fratellino a 3 giorni55.
Il 16 gennaio del 1894 si tenne il processo per il fatto accaduto a novembre, ovvero di eccitamento all’odio per aver intonato l’Inno dei Lavoratori. Al processo è presente come testimone anche Camillo Prampolini56, e Serrati viene condannato, a 75 giorni e 50 lire57 di multa58. Facendo un breve passo indietro, nel rapporto della polizia di Roma redatto il 15 dicembre 1893, quindi poco dopo il secondo arresto, si fa riferimento a Serrati come “irrequieto e irascibile” si dice in quel rapporto che Serrati aveva tentato il suicidio due volte59. Sempre nel periodo di dicembre Serrati è tenuto sott’occhio dalle forze dell’ordine a causa di un articolo pubblicato su La Lima circa la magistratura che induce il tribunale penale di Oneglia a stabilire il sequestro delle copie, facendo menzione di Menotti Serrati che con Ennio Gandolfo avrebbe anticipato le forze dell’ordine rimuovendo 1800 copie60.
Nel febbraio del 1894 Serrati non sembra più essere in carcere, da un lato conclude la serie “È un Dialogo” con un articolo su La Lima intitolato “Socialismo e religione”61, dall’altro su La Lima si pubblicizzano delle sue conferenze per il 18 e il 25 di febbraio sul Socialismo in Germania62. In marzo Serrati denuncia delle lettere anonime recapitate a suoi compagni e amici con la funzione di screditarlo, Serrati è certo che, data la forma, e la carta, queste lettere non possano che arrivare della Questura stessa63. Nello stesso numero si fa menzione di un altro intervento di Serrati insieme a Gandolfo e Rondani. Agli inizi di marzo 1894 Lotta di Classe dà un aggiornamento sul processo a Serrati: “Processi. - siamo in piena burrasca processuale. Alla Corte fu confermata la nota sentenza che condannava i dimostranti di Oneglia, per le grida: viva la Sicilia, viva il socialismo; quelli condannati pel canto dell’Inno dei lavoratori saranno giudicati in una prossima udienza”64. Ironicamente notiamo che Serrati era coinvolto in entrambi. Da questo momento Serrati non è più menzionato, mentre Costantino Lazzari è a Porto Maurizio per la campagna elettorale, essendosi candidato personalmente65; si fa però menzione del sequestro de La Lima a fine marzo66 e si annuncia il primo Congresso socialista ligure67. Il Congresso si tiene il 13 maggio ma tra i relatori non si fa il nome di Serrati; in compenso c’è Cabrini il che sta a significare che, in maggio, non è ancora fuggito in Svizzera68. Sempre in maggio Andrea Costa tiene una serie di conferenze in Liguria, si reca anche ad Oneglia. Lotta di Classe menziona le persecuzioni del governo per via della propaganda della campagna elettorale tenuta da Lazzari, si parla di tre altri compagni, senza farne i nomi, si menzionano solo le disavventure di Giovanni Ricci69.
Quindi, dopo un attentato, in luglio 1894, contro la persona70 di Francesco Crispi da parte di un anarchico, questi emanò le leggi eccezionali anti-anarchiche71, introducendo il domicilio coatto. Nella sua autobiografia del 1920, Serrati ricorda: “Intanto Francesco Crispi forgiava le sue leggi eccezionali; un articolo delle quali stabiliva che potesse essere inviato a domicilio coatto chiunque fosse stato condannato in precedenza per eccitazione all’odio fra le classi sociali. Francesco Crispi aveva dichiarato che la legge non riguardava i socialisti; il segretario Galli soggiunse che i coatti politici erano… coatti comuni, pregiudicati ecc. Ma le Commissioni Provinciali del domicilio coatto usarono la legge con la più perfida arma della reazione contro tutti gli idealisti e quella di Porto Maurizio chiamò a comparire dinanzi a sé ben ventidue socialisti, tra i quali Giuseppe Canepa, Francesco Rossi, Orazio Raimondo, Angiolo Cabrini, Ennio Gandolfo, Augusto Mombello, Agostino Glorio, Francesco Ughes e … Pagnacca”72. “Pagnacca”73 è il soprannome dato a Serrati dai fascisti, ovvero Mussolini, che Serrati userà ironicamente in questa autobiografia.
Prima fuga a Marsiglia 1894
In agosto viene reso noto che il Congresso nazionale del Partito socialista, programmato per il 7, l’8 e il 9 settembre 1894 a Imola. Sarà proibito, quindi il 16 ottobre il Prefetto di Milano, Winspeare, decreterà lo scioglimento del Patito socialista dei Lavoratori italiani e di tutti i circoli e sezioni socialiste. Serrati è tra la ventina di socialisti denunciati per la sola ragione di essere socialisti. Per evitare il domicilio coatto fugge in Francia a Marsiglia. Angiolo Cabrini, ormai ad Oneglia da mesi, collaboratore de La Lima, scappa in Svizzera74. Natta riferisce che Serrati scappa in Francia nell’estate, effettivamente i primi arresti per via delle leggi eccezionali avvengono a settembre, come riporta la Lotta di Classe, per esempio: Giuseppe Oggero è arrestato e tradotto davanti alla Commissione per “l’assegnamento” del domicilio coatto, “trenta dei nostri più bravi compagni di Liguria, il Canepa, il Gandolfo, il Rossi ed altri, sono stati denunziati dall’autorità politica alla alta commissione per il domicilio coatto.”75, anche se il nome di Serrati non è menzionato dall’organo di Partito, è probabile che questi trenta siano i ventidue citati da Serrati nella sua autobiografia. A fine settembre viene tenuto il procedimento76 e La Stampa di Torino riporta che a Oneglia il 24 la Commissione prese in esame le denunce a carico di una trentina di socialisti, tra i quali Menotti Serrati, pubblicista77.
“Io e il Cabrini prendemmo il largo: [racconta Serrati nel 1920] egli riparò nella Svizzera; e io in Francia, a Marsiglia. Degli altri, tutti i pezzi grossi, quali per un verso, quale per l’altro, furono assolti: il Gandolfo fece cento giorni di carcere. I due modesti gregari Ughes e Agostino Glorio furono mandati alle isole.
Vissi a Marsiglia poveramente, facendo il guardiano dei docks, il garzone di farmacia, lavorando a bordo di bastimenti, scaricando il carbone dai piroscafi. E lavorai sempre pel Partito, diedi vita alla sezione di Marsiglia, altre ne fondai nei dintorni. Mandai frequenti corrispondenze alla ‘Lotta di Classe’”78. Effettivamente appaiono su Lotta di Classe già verso novembre 1894 informazioni da Marsiglia, non firmate.
Sfogliando la Lotta di Classe non si può non notare che il nome di Serrati dal marzo del 1894 è sparito. Serrati stesso con un certo sarcasmo ricorda nella sua autobiografia, molti anni dopo, il trattamento di seconda classe ricevuto da lui e dagli altri modesti gregari del socialismo. Natta riprende questo fatto facendo notare che il poeta Novaro ebbe un mese a Firenze, Orazio Raimondo due mesi a Tortona, Ennio Gandolfo scontò i suoi tre mesi a Ravenna, mentre Serrati verrà mandato sulle Tremiti e a Ponza. Natta riporta anche le gravi omissioni di Turati che sulla Critica Sociale denunciava in quel periodo il domicilio coatto citando i casi di: Cabrini, Gandolfo, Canepa, Novaro, ma senza far menzione di Serrati. Su Critica Sociale nel ‘97 ancora si citano i casi: Vergnanini, Cabrini e Gandolfo omettendo sempre Serrati79. Anna Rosada nota che durante la sua prima fuga a Marsiglia, Serrati ha occasione di conoscere una nuova realtà dell’emigrazione e dei bassifondi, e capire le radici che generano l’odio antitaliano, in quanto gli emigrati italiani sono pronti a soffiare via il lavoro ai francesi accontentandosi di paghe minori e più ore di lavoro80. Serrati continua a mandare corrispondenze a La Lima e a Lotta di Classe e allaccia rapporti con i guesdisti francesi 81.
Nel numero del 26-27 gennaio si trova un lungo stralcio sulle elezioni comunali a Marsiglia, Serrati è molto critico del candidato socialista Flaissières, “sconfessato” dal Partito Operaio francese.82 Nel numero successivo, si riferisce al “nostro corrispondente [e] solerte amico marsigliese”, il quale dà un aggiornamento sulle elezioni e sulle condizioni socioeconomiche della città francese, in netto peggioramento83. Flaissières vincerà le elezioni; Serrati ormai sembra aver ripreso l'attività politica a pieno ritmo: “La sezione marsigliese del nostro partito lavora attivamente; oltre al gruppo centrale, forte di un centinaio di soci, altri due se ne sono già costituiti a Chartreux ed al Camest. Già si sono tenute varie conferenze ed altre se ne terranno a breve, tutte con buon esito”84 Quindi si lascia ad uno sfogo vedendo nei negozianti e nei capimastri italiani, “venuti qui in tempi in cui meno forte era la crisi economica, riusciti a forza di prostrazioni e di viltà a farsi voler bene dai padroni”, i fomentatori dell’odio patriottico contro i francesi85. Ammira la solidarietà di classe mostrata dagli operai e le operaie francesi delle fabbriche di fiammiferi, invitando gli operai emigrati italiani a seguire il loro esempio, “Le donne stesse potrebbero insegnar loro ad essere... uomini!”86.
Nella sua lettera alla sorella Anita, la quale data 9 aprile 1895 aprile, Serrati è quasi in procinto di tornare in Italia, in realtà dice che ripartirà entro il 16 aprile ma nella lettera pensa di recarsi in Belgio o a Berlino. Da questa lettera si evince anche che il “prolungato silenzio” che ha avvolto Serrati è probabilmente, almeno in parte, determinato dallo stesso Serrati, il quale infatti mostra segni di depressione, e spiega alla sorella “vi sono momenti nella vita di un uomo in cui egli desidererebbe essere solo”87.
“Poi la miseria e la nostalgia mi indussero a tornare in Italia. Venni a Genova e alla vigilia del maggio ‘95 fui arrestato e chiuso in quel carcere. Di lì fui tradotto ad Oneglia per essere interrogato da quella Commissione Provinciale che, in contumacia mi aveva condannato a diciotto mesi di domicilio coatto. Le mie dichiarazioni furono tali e tanto recise che i commissari confermarono il primo giudizio.”88.
Domicilio Coatto 1895
“Dopo due mesi [dal maggio 1895?] fui tradotto per Genova e Pisa e Orbetello, al forte di Monte Filippo ed a quello della Rocca. Vi stetti solo pochi giorni in cella che, avendo il ministro Crispi, in seguito alla campagna della democrazia, segnatamente di Cavallotti, deciso di abolire quelle Colonie, i coatti politici colà relegati, dovevano essere trasportati alle isole.
Taccio delle privazioni e dei tormenti della vita dei transiti carcerari. Ricordo solo che fui a Roma - a S. Francesco -, a Caserta, a Benevento, a Foggia, a Bari e finalmente a Tremiti, dove feci vita fraterna con Donatelli di Aquila, Braga di Prato, Pellaco di Genova, Damiani di Roma, Selvi di Firenze e altri anarchici e socialisti, cacciati su quello scoglio dalla furia reazionaria.
Pochi mesi dopo - per altri due processi - ero ricondotto a Oneglia per Ancona, Bologna, Piacenza, Genova.”89.
Al processo del 26 ottobre 1895 Serrati è presente ma viene allontanato dall’aula perché vuol “narrare tutte le infamie che si commettono a danno dei coatti”90. La notizia del processo è riportata da La Stampa di Torino, il quale articolo riporta che il 25 ottobre si tenne il processo per la disciolta Lega socialista, assolto Menotti Serrati mentre venne dato un mese di reclusione a Ricciotti Serrati91. Una volta tornato a Genova per i due processi Serrati menziona in una lettera alla sorella Anita che potrebbe non essere ritrasferito alle Tremiti “giacché, in seguito a vivi incidenti insorti, il ministro credette opportuno separare noi socialisti dagli anarchici”, anche se Natta sembra escludere che la contesa tra Serrati e gli anarchici inizi lì92.
“Altre sofferenze e umiliazioni!
Assolto in entrambi i processi - l’uno per eccitamento all’odio coaccusato con Lazzari, Ricci e Gandolfo; l’altro per contravvenzione alla legge eccezionale - mi si fece riprendere, dopo breve tempo, la via dei transiti - lungo, sconcio, tormentoso viaggio attraverso le più luride carceri del regno, nelle più infette tradotte cellulari. Fui a Genova, Livorno, Roma, Cassino, Napoli - al Carmine - e di là venni tratto, dopo oltre un mese di viaggio, all’isola di Ponza. Vi passai una vita modesta nella compagnia di Cafassi di Milano, di Briotti di Zagarolo, di Valducci di Cesena, di Venturini di Chiusi, e d’altri amici e compagni, scrivendo qualche articolo per alcuni settimanali e facendo scuola ai bimbi degli isolani nelle sparse cascine di quella terra, bella ed abbandonata. Al Partito non chiesi mai alcun aiuto.
Caduto Crispi, dopo Amba Alagi, il grido di «Viva Menelich!» lanciato da Bissolati in Parlamento, fu il nostro grido, di noi coatti politici. Menelich infatti aveva sconfitto la reazione italiana. Rudinì, che succedette a Crispi, dovette dare una larga amnistia. Noi vi eravamo compresi.
Tornai a casa nel novembre ‘96 e nel dicembre, per alcuni discorsi fatti in occasione di una elezione suppletoria nel collegio di Porto Maurizio, fui nuovamente in arresto.
Questa volta a San Remo! E per quanto il mio fosse un reato continuato, dipendente da una sola propaganda fatta in tutto il collegio politico, mi si fecero due distinti prima processi per eccitamento all’odio.
Avevo detto ai contadini che i signori considerano l’Italia come una vacca che i poveri mantengono e che i ricchi mungono. Ebbi otto mesi di carcere al tribunale di San Remo e sei a quello di Oneglia! Scontai gli otto ed ottenuta la libertà provvisoria per gli altri, mentre già altre burrasche giudiziarie si avventavano contro di me, riparai di bel nuovo in Francia, a Marsiglia.” 93
L’amnistia del marzo 1896 è riservata solo ai protagonisti delle rivolte dei Fasci di Sicilia e Lunigiana e paradossalmente, come nota Turati, non a quelli che dimostrarono per solidarietà. Serrati quindi sconta la pena fino al novembre del 189694. Appena rientrato a cavallo tra il 1896 e il 1897 si inserisce nella propaganda per le elezioni parlamentari e del consiglio provinciale. È quindi ricondotto in prigione l’8 di gennaio 189795 per via della famosa affermazione fatte durante i suoi comizi a Cipressa, Ceriana e Badalucco96. La frase incriminante, come già citato era: “I signori considerano l’Italia come una vacca che i poveri mantengono e che i ricchi mungono”97. Il 22 maggio 1897 Serrati ottiene la libertà provvisoria, il 30 i compagni organizzano una festa in suo onore. Il 20 giugno Serrati è processato per il reato commesso in gennaio. Condannato a Oneglia a 4 mesi e 20 giorni di detenzione e a Sanremo per lo stesso reato era stato condannato a 8 mesi98. Sabato 3 luglio 1897 si ha notizia di una bicchierata in onore di Serrati rinchiuso ad Oneglia99. La sera del 2 agosto a Porto Maurizio Serrati tiene una “splendida” conferenza contro il domicilio coatto, organizzando un comitato contro il domicilio coatto100. I socialisti onegliani approvano un ordine del giorno che invita i deputati locali di Porto Maurizio, Salvo, e di Oneglia, Giuseppe Berio, a schierarsi per l’abolizione del domicilio coatto101. Il 25 agosto viene fissato l’appello mentre Menotti Serrati è condannato a 8 mesi di reclusione dal tribunale di Sanremo e 4 da quello di Oneglia per il reato di eccitamento all’odio di classe. È difeso dall’avvocato Giuseppe Canepa102. Il 28 la Corte di Appello conferma la condanna a 8 mesi dei quali 6 già scontati. Serrati ricorre in cassazione103. Alla risposta ambigua di Berio, sull’Avanti! seguirà una dura replica su L’Era nuova, dove Serrati attacca la Società di mutuo soccorso per non voler prendere una posizione, e viene querelato. Durante il processo Serrati, già all’estero, scrive di essere l’autore del testo pubblicato su L’Era nuova e viene condannato a 14 mesi e 2000 lire di multa in contumacia. Prima del processo per evitare il carcere Serrati era già scappato il 15 ottobre 1897 a Marsiglia104.
Seconda fuga a Marsiglia 1897
“Tra gli altri processi in corso ve n’era uno intentatomi per diffamazione da una Società Operaia infeudata ai conservatori, che io avevo invitato ad aderire alla agitazione contro il domicilio coatto che allora si faceva dai partiti avanzati. La società mi aveva risposto che non poteva aderire col solito pretesto dell’apolicitismo, ed io, sul giornale “La Lima” [“L’Era nuova”], avevo violentemente preso a partito la viltà dei capi ed il cretinismo dei soci di questa mutua. Il processo si fece mentre ero all’estero. “La Lima” aveva un suo gerente. Avrei potuto tacere. Preferii scrivere al presidente del tribunale dichiarandomi autore dell’articolo. Fui condannato in contumacia a quattordici mesi di carcere e duemila lire di multa”105.
Il clima a Marsiglia non è dei migliori, i socialisti francesi sono ancor meno accoglienti della prima visita. Da Marsiglia manda frequenti delle corrispondenze all’Avanti! di Bissolati. Riporta la rottura tra il ministro del commercio francese Boucher e il primo ministro italiano Rudinì, e la crescente disoccupazione degli operai italiani a Marsiglia106. Riporta della preparazione alle prossime elezioni politiche, e riferisce che “oltre allo scadente Maximilien Carnaud, segretario del gruppo parlamentare” i socialisti hanno Bernard Cadenat, calzolaio, e Belugon direttore L’Ami du peuple. Insiste che Marsiglia sta conoscendo un aumento della criminalità, segno delle cattivissime condizioni economiche in cui versa la città107. In un efficace trafiletto spiega la condizione miserabile in cui vivono gli emigranti italiani a Marsiglia: “Occorre recarsi in certi luridissimi quartieri - ad esempio Rebaul - per avere un’idea del come vive gran parte di quella massa che, emigrata dalla patria per fame, è venuta qui a portarvi la più vergognosa delle concorrenze. È là che, unite in stretto amplesso, fanno le proprie vittime la prostituzione e la delinquenza. Dite ai consoli che provvedano […]. Dite che istituiscano delle scuole perché si tolgano alla triste influenza della strada i cenciosi bambini d’Italia e vi diranno che essi hanno provveduto di già. Esiste infatti un centro fuori mano una larva di scuola nella quale i pochi figli dei signori italiani vanno ad apprendere il patrio idioma. Ma ai poveri chi ci pensa? Essi vagano scalzi, cenciosi per le vie offrendo per un soldo di lucidare le scarpe al passante, doloroso spettacolo per chi sente, diversamente dai patriottoni da strapazzo, lo amore di patria. Mentre io scrivo una trentina di questi mocciosi si azzuffa dinnanzi ad un caffè contendendosi il soldino che alcuni buontemponi gettano loro. E la folla ride delle capriole e delle smorfie dei piccoli “babi108”…”109.
Serrati riporta che il Gaulois ha intervistato Cavallotti in merito alla politica di avvicinamento di Rudinì. Secondo il Cavallotti ve ne sono segni evidenti; il Petit Provençal domanda agli italiani di proseguire su questa linea di avvicinamento110. L’amministrazione marsigliese non versa nelle condizioni migliori, ha un deficit di oltre un milione di franchi nel bilancio del 1897. Il Comune annuncia la spesa prevista per il 1898 atta a sanare il bilancio. L’amministrazione socialista ha però usato questi soldi per rifare i quartieri operai e la volontà di risanare il bilancio è ragione di plauso. Riporta anche del duello tra il famigerato sindaco Flaissières e il consigliere comunale Dechavannes111. Riporta quindi per l’Avanti! una notizia del Temps che annuncia che la Compagnia delle Indie non attraccherà più a Brindisi, date le pessima condizioni del porto, ma a Marsiglia, commenta Serrati che questo indica “quanto il nostro governo prenda a cuore gli interessi comuni”112. Tornando alla crescente criminalità fa notare un manifesto affisso dalla Corte d’Assise del dipartimento delle Bocche del Rodano su 30 condannati 16 sono italiani113, e l’assassinio di una vecchia ligure vittima di un furto sempre riconducibile all’estrema povertà. Quindi conferma che la nave Caledonia andrà a Marsiglia ai danno di Brindisi, e la fuga con 10 mila lire del cassiere della Camera del Lavoro di Marsiglia catturato alla frontiera114.
Un ultimo articolo di Parrasio sull’Avanti! è particolarmente indicativo di come a fine ottocento l’emigrazione italiana, caso più lampante nel Nord America, si portasse dietro un sottobosco di sfruttatori e delinquenti: “Il console di S. M. il re di Italia studiate con amorosa cura le tristissime condizioni in cui versa la nostra colonia, visto quanto male facciano alla reputazione italiana i camorristi, che sotto il nome di ‘embocheurs’ [ossia ‘caporali’ n.d.r.] sfruttano i lavoratori da poco giunti nella patria matrigna; i truffatori in guanti gialli che, sfuggiti alle unghie della giustizia italiana, si sono annidati qui, come sull’albero della cuccagna; gli amministratori di certe società così dette di beneficenza, che sotto pretesto di lenire le altrui sventure, impinguano se stessi; a porre rimedio a tanti guai ha ordinato alla polizia politica di qui maggiore sorveglianza verso i socialisti. Il provvedimento è giudicato da tutti opportuno e la colonia è esultante. Non più ladri, non più camorristi una volta che i socialisti siano posti a tacere. Quanto prima il nuovo sistema consolare sarà posto in opera e presto se ne vedranno gli effetti meravigliosi.”115
La maggior sorveglianza verso i socialisti non tarda ad arrivare. Serrati spiega nella sua autobiografia come si svolgono le cose alla fine del 1897.
“A Marsiglia ripresi l’opera di propaganda socialista. Ma la nostra propaganda schiettamente rivoluzionaria non poteva essere tollerata dall’autorità, la quale colse il pretesto di un comizio agitato116, per tentare di arrestare qualcuno di noi.117
Arrestò infatti nel suo laboratorio Emilio Marzetto, scultore in legno118. Io, avvisato a tempo da un compagno, riuscii a riparare in territorio italiano, vale a dire sopra un bastimento con bandiera della nostra nazione. Era questa la ‘Nonna Adele’, uno schooner [goletta] di circa 200 tonnellate di stazza, che stava preparandosi per un lungo viaggio nel Sud-Africa. Ne era proprietario e capitano Tolomeo Gandolfo, fratello di quell’avvocato Ennio, che è stato con me dinanzi alla Commissione del domicilio coatto e che fu poi, durante la direzione integralista ferriana, membro della direzione del Partito, a me legato da tanti anni da fraterno affetto.
Salpammo da Marsiglia il 4 febbraio 1898 e, dopo una navigazione assai tempestosa, soprattutto a Sud di Capo di Buona Speranza, giungemmo a Mananzari di Madagascar il giorno 11 giugno. Era con me mio fratello Manlio. Con lui e con altri di bordo sbarcammo dal veliero. Stetti in quel paese, dove l’amministrazione francese dava esempi non indegni di sistema coloniale di tutti i capitalismi europei, lavorai alla escavazione di una certa collinetta, non quale negriero, ma quale operaio. Adoperai la pala sotto la sferza del sole dei tropici. Tornai poscia a bordo della ‘Nonna Adele’ facendo il cabotaggio su quelle coste e fra le isole di Riunione e di Maurizio, finché, alcuni mesi dopo, mi imbarcai, come marinaio, sopra un piroscafo, ‘Irene’ di Lussin Piccolo [oggi Mali Lošinj in Croazia n.d.r.], del capitano Zar, col quale feci alcuni scali in Oriente e tornai in Europa verso la fine del ‘99.”
Mentre Serrati è in Madagascar nell’agosto 1898, viene querelato per un suo articolo pubblicato su L’Era Nuova dove accusava un certo Campi. Il processo si tenne il 16 e 17 di agosto e condannò Serrati a 14 mesi e 1700 lire di multa119. Durante la sua assenza, in segno di protesta Serrati viene candidato alle elezioni per la Camera di Commercio di Porto Maurizio. Gli altri candidati-protesta sono: Filippo Turati, Luigi De Andreis, Gustavo Chiesi, Davide Albertario, Costantino Lazzari, Carlo Romussi, ottenendo una media di 60 voti120.
Data la sua assenza dall’Europa, Serrati non vive in prima persona la repressione del governo Pelloux nei confronti dei socialisti, il cannoneggiamento di Bava Beccaris e l’arresto di Turati121. Il compagno Emilio Marzetto, conosciuto a Marsiglia e espulso come Serrati, si era rifugiato a Losanna e il 2 settembre 1899 annuncia sull’Avvenire del Lavoratore l’arrivo di Serrati122. Quindi Serrati inizierà in Svizzera un’altra avventura, dove si riunirà ad Angiolo Cabrini, ma diverrà lui stesso un nome di primo piano123.
Per mettere a tacere i vari pettegolezzi messi in giro da Mussolini dopo il 1914, nella sua autobiografia Serrati ci tiene a precisare: “Non ho mai visto la legione straniera neppure col binocolo. Sbarcai dall’”Irene” a Marsiglia, da dove mi recai subito nella Svizzera, a Ginevra prima, poi a Losanna, dove ritrovai gli antichi amici e compagni Cafassi e Marzetto”124.
Diversi mesi dal suo ritorno dal Madagascar, ormai impegnato con le faccende svizzere, Serrati, sempre sotto il nome di Parrasio, pubblica un piccolo trafiletto, che è molto indicativo della sua personalità e sensibilità. “Gl’italiani all’estero: le venditrici di frutta a Marsiglia” è un breve aneddoto riportato in prima persona. Serrati cenava in un modesto e oscuro ristornate, una rivenditrice di frutta sanremese da vent’anni a Marsiglia, ordinava da mangiare prima di andare in carcere a Saint-Pierre, per scontate una multa di 15 franchi. Multa che arrivava puntualmente con qualsiasi pretesto da parte della polizia francese. La fruttivendola come molte altre tutte italiane preferiva passare la notte in carcere invece di pagare.125
Conclusioni
Cosa emerge da questi primi sette anni di attivismo politico di Menotti Serrati?
Emerge un giovane con una educazione liceale, quindi superiore alla media del tempo; ma che non aveva potuto intraprendere gli studi da avvocato, come molti altri noti socialisti, vedasi Filippo Turati e Enrico Ferri tra i vertici, o i suoi amici onegliani Ennio Gandolfo e Giuseppe Canepa. Per lui questo sarà un cruccio e un vanto. Serrati è impegnato politicamente sin dalla giovanissima età: la politica era di casa nella famiglia Serrati, il padre era stato un attivo radicale dagli alti valori morali, e suoi fratelli erano tutti iscritti nel Partito socialista. Ironia della sorte vuole che proprio la Società Operaia di Mutuo Soccorso, dove aveva militato il padre, fu causa del suo esilio.
Serrati ha una preparazione marxista derivante dalla tradizione francese, è legittimo pensare altresì che il marxismo turatiano abbia avuto una certa influenza sul giovane ligure. Nel periodo analizzato non vi era ancora antagonismo tra intransigenti e riformisti, piuttosto tra socialisti e anarchici, anche se a Milano Serrati deve aver vissuto in prima persona “la bella compagnia”, alla quale si riferisce Antonio Labriola con ironia, ovvero quel misto di denunce, accuse e controaccuse, risentimenti e diffidenze che imperversavano tra i socialisti milanesi. Serrati inviato del Comitato Centrale prende il suo lavoro di propaganda molto seriamente anche se la sua parentesi milanese durerà poco.
Una cosa è chiara, nonostante le avversità economiche in cui versava lui e la sua famiglia, Serrati sceglie sin da subito il Partito e questa non è una scelta di comodo, o di arrivismo politico, come vorrà far credere l'irriconoscente Mussolini anni dopo appioppandogli il nomignolo di “Pagnacca”. Serrati sa cosa è il lavoro umile e duro, che non disdegna e ha un carattere forte, testardo e spigoloso, che non lo renderà simpatico a tutti. Ad Oneglia non è, in quegli anni, il nome dominate tra i socialisti, i vari Corradino, Canepa, Gandolfo, Rossi e lo stesso Cabrini sono più in vista di lui. Interessante ancora una volta l’appunto di Antonio Labriola che già individua nel Rondani e nel Cabrini due corrispondenti, a Zurigo, per giornali ministeriali, un campanello d’allarme, mentre scagionava “[...] i legati Canepa e Rossi, ambedue avvocati, neosocialisti, giovani bonari e di buon umore, che scrivono pei loro personali giornaletti radicali di S. Remo e Diano Marina.”126. Nella stessa lettera Serrati è menzionato tra i giovani, che “non si fecero notare”. Serrati però risulta un nome di primo piano per la polizia, che non gli darà tregua e di questi sette anni analizzati la maggior parte li passerà o in carcere o in esilio. Serrati mostra segni di depressione e di voluto isolamento i quali emergono sia dal rapporto della polizia che dalle sue lettere alla sorella Anita. Ciò non toglie che la sua dedizione per la causa socialista rimane inalterata anche nei momenti più bui.
Serrati allaccia da subito un rapporto diretto con i lavoratori che si impegna a rappresentare, parla il loro dialetto, vive e lavora con loro. Serrati sa cosa vuol dire fondare una Sezione socialista sia in Italia che all’estero e sa bene cosa vuol dire fare attivismo politico e propaganda dal basso. Sin dal 1893 lega più con gli ex-operaisti che con i futuri riformisti. Il grave «errore» che gli viene attribuito nel 1921 a Livorno, ovvero non voler espellere i riformisti, secondo noi, non è un «errore» di sentimentalismo, come scrive Gramsci, ma è una scelta consapevole basata sulla sua conoscenza diretta della struttura del Partito socialista, struttura che viene meno con l’attacco frontale e quotidiano delle squadracce fasciste a partire dalla fine del 1920 e per tutto il 1921 e 1922, determinandone il ripensamento proprio alla fine del 1922 con l’espulsione dei riformisti e il tentativo di fusione col Partito Comunista d’Italia. Gramsci scrive: “aveva condiviso con loro [i riformisti] decine e decine di anni di sacrifici e di lotta, che significava persecuzioni insieme sopportate, anni di galera insieme scontati.”127 Studiando i suoi primi anni di carriera è evidente che Serrati fa la galera, e il domicilio coatto, mentre molti suoi compagni, non avevano speso nemmeno un giorno dietro le sbarre. Serrati è in Madagascar quando la repressione di Pelloux colpisce Turati e la Kuliscioff. Per Serrati il carcere sarà un’altra cosa. Le ragioni dell’unità di Serrati a Livorno invece sono comprese precisamente da Bordiga (le istituzioni operaie) che già al Congresso stesso sottolinea128. Serrati conosceva il Partito e sapeva che le istituzioni operaie: Leghe, Case del Popolo e Camere del Lavoro e Amministrazioni socialiste, e i sindacati confederali erano principalmente organizzate e controllate dai riformisti. Del resto la mancanza di uomini da parte dei rivoluzionari è addirittura motivo di scherno.
"Vedi – diceva un grande proprietario della provincia di Ravenna – non abbiamo mica paura di Bombacci; è Baldini che ci fa paura perché con la sua Federazione delle cooperative, ci fa sostituire dappertutto”129.
Una volta approdato in Svizzera, dove diventerà presto il segretario della sezione socialista di Losanna e quindi segretario dell’Unione socialista di lingua italiana, a poco meno di 28 anni, Serrati sarà un influente membro del Partito socialista degli italiani in Svizzera con un forte legame con Angiolo Cabrini, legame nato proprio a Oneglia durante i suoi primi anni di attivismo. Ma l’esilio peserà sulla sua influenza effettiva sul Partito italiano, secondo noi, più della denigrazione compiuta da parte degli anarchici alla quale Mussolini attingerà anni dopo.
Lo scontro con gli anarchici e la loro successiva campagna diffamatoria per l’evento di Barre (Vermont), dove il Serrati avrebbe venduto alle autorità il Galleani e si sarebbe macchiato dell’omicidio di un anarchico, essendo la causa degli scontri, vuole, secondo una tradizione storiografica, il Serrati relegato ad un ruolo secondario fino allo scoppio della Prima guerra mondiale e la cacciata di Mussolini dal Partito, ovvero nel novembre del 1914. Noi non tocchiamo questo periodo che è posteriore al 1899, ma siamo contro tale tradizione storiografica, e riteniamo che il Serrati, il quale nel 1905 è già direttore dell’Avvenire del Lavoratore in Svizzera, dopo una breve fase “integralista”, ovvero l’appartenenza alla frazione conciliatrice di Oddino Morgari, nel 1906, vada a rinfoltire le fila della frazione rivoluzionaria intransigente dei Lazzari, Lerda, Musatti, Ciccotti, Della Seta, Vella e Balabanoff che nel 1908 cercano apertamente di contrastare i riformisti. Non è un caso che diversi favori chiesti da Mussolini a Serrati risalgono a questo periodo. Serrati può tornare in Italia solo nel 1909130, è presente al Congresso di Milano nel 1910, dopo tanti anni di assenza, ed è vicino a La Soffitta di Lerda dal 1911, ma passa alla Camera del Lavoro di Venezia e alla direzione del Secolo Nuovo nel dicembre del 1911131. Quindi, ci convince poco il fatto che egli non fosse un candidato plausibile per diventare il direttore dell’Avanti! nel novembre del 1912 per via dell’incidente di Barre (Vermont). Ci convince di più quello che sostiene Gramsci, ovvero:
“sempre è mancato in Italia un gruppo forte ed omogeneo di dirigenti rivoluzionari […]. È evidente altresì che in una tale situazione, in cui l'organizzazione effettiva era in rapporto inverso col numero degli iscritti e delle organizzazioni locali del partito, il ruolo del capo individuale fosse enorme e la responsabilità che veniva a gravare sulla persona, che a volta a volta si trovava alla testa del partito, fosse schiacciante. […]. Questa situazione spiega come sia avvenuto che la tendenza rivoluzionaria del movimento socialista italiano, a differenza di ciò che avvenne nei riguardi della tendenza riformista, abbia visto susseguirsi alla sua dirigenza una vera cinematografia di uomini, mentre i riformisti stavano fortemente raggruppati intorno a Filippo Turati.”132
Ora la permeabilità della frazione intransigente rivoluzionaria italiana a questa cinematografia di uomini origina con la nascita della frazione stessa e, secondo noi, con la crisi che raggiunge il suo apice nel 1902. Il Ferri che già bazzicava il PSI, in quanto, come Antonio Labriola aveva così magistralmente inquadrato, nel socialismo aveva visto una opportunità di promozione personale, ne fu il primo esempio. È possibile che questa permeabilità abbia una origine socio-economica, poiché in un ambiente di operai i pochi avvocati o abili di penna potevano avere vita facile. Serrati nel 1907 commenta infatti che il problema della politica socialista è «il troppo teorizzare» e Rosada vede in questo il limite dell'attività politica di Serrati, “che, trovandosi costretto per anni a svolgerla – con onestà e passione – nella fatica logorante delle lotta quotidiana, finì per vederla realizzata pienamente appunto nella «vita pratica», senza curarsi di verificare se questa non fosse solo una proiezione di quello che era stata la sua vita”133. Questa è una considerazione molto importante e plausibile. È evidente anche dai primi sette anni di vita politica di Serrati che egli non fu interessato a far parte della succitata cinematografia, ma, che la sua priorità fosse il “concretare” la vita pratica e questo forse lo condizionerà, o limiterà, nei momenti cruciali come nel 1912, con l’ascesa di Mussolini, nel 1914, con la “settimana rossa”, e nel 1921, con la scissione dei Livorno.
Tornando al periodo analizzato in questo breve lavoro, è da notare che già da questi primi anni e già dall’eccidio di Aigues-Mortes, Serrati mostra un convinto internazionalismo, finisce in carcere, molto probabilmente, per aver difeso il compagno Mongini, ma soprattutto per aver preso parte ad una manifestazione dove si gridava: «Viva la Francia! Viva l’Internazionale!». E poi ancora, Serrati è disgustato dal patriottismo dei negozianti e dei capimastri che aizzano gli emigrati italiani in Francia contro i francesi, quindi, è noto, anche se ciò esula dal nostro lavoro, che Serrati coniò il grido: «Viva il Turco!» in occasione della guerra “giolittiana” in Cirenaica e Tripolitania. La sua posizione antimilitarista in opposizione alla guerra così chiaramente dettagliata nei suoi Scampoli ha radici profonde.
Diversi lavori hanno cercato di ribilanciare la memoria di Serrati: abbiamo qui citato quello di Natta, quello della Rosada e della Tesoro, ma ve ne sono ovviamente altri. Tuttavia lo scopo qui non è stato quello di fare di Serrati un martire o un genio incompreso del marxismo italiano, ma piuttosto preparare il campo per una più completa comprensione del periodo, come definito da Gramsci, 1916-1926 quando egli ebbe effettivamente la sua massima influenza a livello nazionale ed internazionale.
CESCO
1Antonio Gramsci nel suo articolo commemorativo: “Il compagno G.M. Serrati e le generazioni del socialismo italiano”. L'Unità. 14 maggio 1926, parla degli ultimi dieci anni, ovvero dal 1916 al 1926.
2Marina Tesoro. “Il ruolo di Serrati nel movimento socialista italiano (Contributo per un bilancio storiografico)”. Il Politico, Vol. 38, No. 1 (marzo 1973), pp. 151-180.
3Anna Rosada. “Serrati nell’emigrazione 1899-1911”. Editori Riuniti 1972, p 16.
4Filippo Turati. “Giacinto Menotti Serrati”. Critica Sociale. 10-16 maggio 1926.
5Antonio Gramsci. “Il compagno G.M. Serrati e le generazioni del socialismo italiano”. L'Unità. 14 maggio 1926.
6Amadeo Bordiga. “Lettera di Amadeo Bordiga alla compagna di Serrati”. L'Unità. 20 maggio 1926.
7Cesco. “Il terrore che il piccolo ‘patriotta’ ha che gli si porti via la ‘roba’! Quintessenza del fascismo di ieri e di oggi”. Adattamento socialista. Marzo 25, 2021.
8Ennio De Mirico. “L’estromissione di G. M. Serrati dall’Avanti! Nel 1923”. Movimento operaio e socialista. Ottobre-dicembre 1972.
9Sul ruolo di Vella, cfr., per esempio, Umberto Chiaramonte "Arturo Vella e il socialismo massimalista" (Piero Lacaita Editore, 2002).
10Antonio Gramsci. “Il compagno G.M. Serrati e le generazioni del socialismo italiano”. L'Unità. 14 maggio 1926.
11Cesco. “Mussolini e la sua lunga marcia da socialista col fazzoletto nero (1901-1914) - Parte III”. Adattamento socialista. Dicembre 20, 2022.
12Paolo Valera indica che i figli sarebbero stati dieci dei quali solo sei sopravvissuti. Da Paolo Valera. Giacinto Menotti Serrati: Direttore dell’Avanti!, con “autobiografia di ‘Pagnacca', e rivelazioni di Oddino Morgari. Casa editrice “La Folla”. 1920, p 14.
13 Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 267.
14Anna Rosada. Serrati nell’emigrazione 1899-1911. Editori Riuniti 1972, p 12.
15 Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 28.
16 Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 37.
17Paolo Valera. Giacinto Menotti Serrati: Direttore dell’Avanti!, con “autobiografia di ‘Pagnacca', e rivelazioni di Oddino Morgari. Casa editrice “La Folla”. 1920, p 14.
18 Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 34.
19 Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 24.
20Anna Rosada. Serrati nell’emigrazione 1899-1911. Editori Riuniti 1972, p 13.
21 Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 269.
22G. M. Serrati. Autobiografia. In Paolo Valera. Giacinto Menotti Serrati: Direttore dell’Avanti!, con “autobiografia di ‘Pagnacca', e rivelazioni di Oddino Morgari. Casa editrice “La Folla”. 1920, p 28.
23Anna Rosada. Serrati nell’emigrazione 1899-1911. Editori Riuniti 1972, p 16.
24“Oneglia: La Lega socialista, per meglio diffondere la propaganda locale, ha deliberato di pubblicare un giornale settimanale dal titolo La Lima. […]” da: G. M. Serrati (Parrasio). “Propaganda e Organizzazione”. Lotta di Classe. 3-4 giugno 1893.
25 Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 30.
26 Parrasio. “Un Dialogo”. La Lima. n.8, domenica 23 luglio, n.12, domenica 29 agosto 1893, n.18, domenica 1° ottobre 1893 e n.21, domenica 22 ottobre 1893.
27Marina Tesoro. “Il ruolo di Serrati nel movimento socialista italiano, (Contributo per un bilancio storiografico)”. Il Politico, Vol. 38, No. 1 (marzo 1973).
28 G. M. Serrati (firmato: G.M.S.). “Dalla Liguria”. Lotta di Classe. 1-2 luglio 1893.
29 Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 269.
30 “Giovedì 13 luglio alle 8 presso il Circolo elettorale socialista in via Bramante 39, Filippo Turati terrà la Prolusione al “Capitale” di Marx”. Lotta di Classe. 8-9 luglio 1893.
31 Da Oneglia (Parrasio). - “Con programma schiettamente socialista, con una lista che rappresenta gli interessi della classe sfruttata contro quelli della classe sfruttatrice, oggi, nel nostro paese scende in campo nella lotta delle elezioni amministrative la Lega socialista. A tutti coloro che sono stanchi del prometter lungo e dell’attender corto di certi signori, a tutti coloro che vogliono che cessino una buona volta gli equivoci, noi del partito socialista caldamente raccomodiamo di votare intera la lista socialista. Il suo trionfo sarà il trionfo dei diseredati, sarà avviamento di un giorno migliore in cui tutti godranno il frutto del loro lavoro, in cui non più vi saranno sfruttati né sfruttatori, ma eguali.” G. M. Serrati (firmato: Parrasio). “Propaganda e organizzazione”. Lotta di Classe. 15-16 luglio 1893.
32 “Il compagno Menotti-Serrati dà relazione della fatta conferenza e del lavoro di propaganda iniziato a San Germano Vercellese per conto del Partito.”. Da “Atti del comitato centrale”. Lotta di Classe. 22-23 luglio 1893; e G. M. Serrati (firmato: Parrasio). “Propaganda e organizzazione”. Lotta di Classe. 22-23 luglio 1893. Da San Germano Vercellese (Parrasio). “Invitato dalla Cooperativa fra contadini fu qui fra noi il compagno Menotti Serrati del Nucleo di propaganda socialista di Milano. […] parlò per circa un’ora […]. La conferenza, ascoltata con religioso silenzio, terminò fra gli applausi unanimi; commento ne furono le parole di un povero vecchio: è il primo vangelo giusto che io abbia sentito predicare”.
33 G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Dalla provincia di Porto Maurizio”. Lotta di Classe. 5-6 agosto 1893. Parrasio parla del lavoro fatto dai compagni di Oneglia. A Sanremo vi saranno le elezioni e si presenterà una lista socialista a Porto Maurizio si sta preparando una Lega socialista. Porto Maurizio “che contò in tempo dell’Internazionale una associazione di ben 200 soci […]. Ad Oneglia la Lega socialista sta studiando i mezzi per fondare una cassa di resistenza […]. A Diano Marina continua il lavoro di propaganda […]. A Costa d’Oneglia due nostri compagni sono entrati nel Consiglio comunale”.
34La Lima. Domenica 23 luglio, 1893.
35Nella Lotta di Classe si annuncia il Congresso di Zurigo dal 6-12 agosto; dove si discuteranno: le 8 ore, tattica riguardo il parlamentarismo e il socialismo di Stato, i diritti e doveri dell’internazionalismo e l’organizzazione Internazionale. Lotta di Classe. 1-2 luglio 1893.
36Proprio in occasione del congresso di Zurigo grazie alla azione di C. Prampolini, F. Rossi e Anna Kuliscioff nasce l’Unione Socialista italiana in Svizzera (USIS). Anna Rosada. Serrati nell’emigrazione 1899-1911. Editori Riuniti 1972, p23. Nel 1897 diventa l’Unione socialista di lingua italiana (USLI). Un ruolo predominante lo giocherà sempre di più l’Unione sindacale svizzera, il Gewerkschaftsbund.
37Antonio Labriola a Friederich Engels, il 23 agosto 1893, da Roma, Corso V. Emanuele, 251 e da Napoli, Riviera di Chiaia, 180. Riservata. “Note: […] Gli studenti Bussi, Dall’Oro, Pini e Serrati non si fecero notare che per qualche ragazzata”. La cosa interessante in questa lettera più che questa frase che attesta la presenza del giovane Serrati a Zurigo sono le accuse ad alcuni delegati del Comitato Centrale di aver sottratto mille lire alla cassa dei meccanici. Accusato fu Fossati, fuggito all’estero e anche Giuseppe Croce, uno dei fondatori del Partito dei Lavoratori, ma il Croce è difficilmente colpevole di ciò. Interessante che in quel periodo vengono accusati anche Lazzari e lo stesso Serrati. Si può speculare che un ladro vi fosse ma che si puntasse il dito soprattutto sugli ex-operaisti. Labriola ha solo due aneddoti per il ragazzo Pini che si presenta al Congresso con la madre e Dall’Oro che è figlio di una nota sarta di Milano, nota per le crudeltà sui propri dipendenti. [Antonio Labriola. Lettere a Engels. Edizioni Rinascita (1949). Biblioteca del movimento operaio italiano. p 116].
38 Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 37.
39Anna Rosada. Serrati nell’emigrazione 1899-1911. Editori Riuniti 1972, p 16.
40 “Proposte e modificazioni”. Lotta di Classe. 2-3 settembre 1893.
41“Le tragedie della concorrenza”. Lotta di Classe. 26-27 agosto 1893.
42 Redazione. Gli arresti di ieri sera in Piazza del Duomo. Mercoledì 23 agosto 1893. Archivio storico del Corriere della Sera.
43 Redazione. “Pretura Urbana di Milano: La retata per la temuta dimostrazione dell’altra sera”. Giovedì 24 agosto 1893. Archivio storico del Corriere della Sera.
44G. M. Serrati. “Il manuale del perfetto carcerato”. Scritto nel 1926, pubblicato a cura di Luigi Scoppola Iacopini. Lit Edizioni Srl. 2016.
45Ibidem, p 44.
46G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Propaganda e Organizzazione”. Lotta di Classe. 2-3 settembre 1893.
47G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Propaganda e Organizzazione”. Lotta di Classe. 16-17 settembre 1893. Sanremo. - Serrati annuncia una nuova conferenza per il 17 di settembre di Corrado Corradino ad “Onelia”[sic!].
48“Movimento operaio socialista in Italia”. Lotta di Classe. 28-29 ottobre 1893.
49“Cronaca di Oneglia”. La Lima. N 23, domenica 5 novembre 1893.
50“Noi vinceremo”. La Lima. N 24, domenica 12 novembre 1893.
51“Cronaca di Oneglia”, La Lima N26, domenica 26 novembre 1893.
52G. M. Serrati. “Il manuale del perfetto carcerato”. Scritto nel 1926, pubblicato a cura di Luigi Scoppola Iacopini. Lit Edizioni Srl. 2016, p 50.
53G. M. Serrati. “Il manuale del perfetto carcerato”. Scritto nel 1926, pubblicato a cura di Luigi Scoppola Iacopini. Lit Edizioni Srl. 2016, p81.
54G. M. Serrati. Autobiografia. In Paolo Valera. Giacinto Menotti Serrati: Direttore dell’Avanti!, con “autobiografia di ‘Pagnacca', e rivelazioni di Oddino Morgari. Casa editrice “La Folla”. 1920, p 29.
55La Lima N 33, 14 gennaio 1894.
56Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 48.
57Si legge anche sulla Lotta di Classe del 27-28 gennaio che a Oneglia: “Nel processo contro gli arrestati nelle ultime dimostrazioni si ebbero le condanne di tre compagni a nientemeno che 75 giorni di detenzione e 50 lire di multa.” “Movimento operaio socialista in Italia”. Lotta di Classe. 27-28 gennaio 1894.
58Anna Rosada. Serrati nell’emigrazione 1899-1911. Editori Riuniti 1972, p 19.
59Ibidem, p 7.
60“In Beozia”. La Lima. N31, 31 dicembre 1893.
61G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Socialismo e religione”. La Lima. Domenica 25 febbraio 1894.
62“Cronaca di Oneglia”. La Lima. N 38, 18 febbraio 1894. “Cronaca di Oneglia”. La Lima N 39, 25 febbraio 1894. Questo è confermato su Lotta di Classe, dove si legge: “Oneglia. - Domenica sera Menotti Serrati alla Lega socialista parlò sul «Socialismo in Germania»”. “Movimento operaio socialista in Italia”. Lotta di Classe. 23-24 febbraio 1894.
63G. M. Serrati. “Alla Pubblica Sicurezza”. La Lima. N 41, 11 marzo 1894.
64“Movimento operaio socialista in Italia”. Lotta di Classe. 3-4 marzo 1894. Nello stesso numero si legge della uscita di Era Nuova che ingloberà La Lima. “Genova. - da domenica uscirà il nuovo giornale socialista Era Nuova […]”.
65“Candidature socialiste”. Lotta di Classe. 24-25 marzo 1894. “Eppure è una settimana che Costantino Lazzari percorre, accompagnato da quale compagno di Oneglia e di San Remo, quelle balze, diffondendo la coscienza del socialismo, predicando l’organizzazione e la lotta.”.
66“Terreno vergine”. Lotta di Classe. 31 marzo 1° aprile 1894.
67“Primo Congresso socialista ligure”. Lotta di Classe. 14-15 aprile 1894.
68“Primo Congresso socialista ligure”. Lotta di Classe. 12-13 maggio 1894. Lotta di Classe non fa menzione di Serrati e protagonisti del Congresso sono: il matematico Vacca, Cabrini, Chiesa “verniciatore” e Gandolfo. “Il I Congresso socialista ligure”. Lotta di Classe. 19-29 maggio 1894.
69“Movimento operaio socialista in Italia”. Lotta di Classe. 26-27 maggio 1894.
70“Attentato a Crispi”. Lotta di Classe. 23-24 giugno 1894.
71“I due progetti eccezionali sono: l’uno contro la stampa socialista; l’altro pel domicilio coatto. Nel primo articolo si aggravano le pene degli articoli 246 e 247 del Codice attuale: i noti articoli sull’eccitamento all’odio fra le classi e l’apologia di reato, che sono il pernio di tutti i sequestri, di tutte le prescrizioni da cui la stampa socialista è colpita. Il secondo articolo aggiunge a questi un terzo reato: il reato di offesa al decoro dell’esercito, di incitamento ai soldati a disubbidire, a non venerare la disciplina.”. “Le leggi eccezionali”. Lotta di Classe. 7-8 luglio 1894.
72G. M. Serrati. Autobiografia. In Paolo Valera. Giacinto Menotti Serrati: Direttore dell’Avanti!, con “autobiografia di ‘Pagnacca', e rivelazioni di Oddino Morgari. Casa editrice “La Folla”. 1920, p 30.
73"Pagnacca", oggigiorno nome piuttosto misterioso. Si tratta del personaggio operistico "don Pagnacca" (cfr. p.e. "Il matrimonio di don Pagnacca, ossia La vedova di un giorno" di Giovanni Simone Mayr). Rappresenta un viaggiatore bizzarro e capriccioso eccessivamente consapevole della sua (supposta) grande bellezza (nota di Dan Kolog).
74Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 49.
75“A Domicilio Coatto”. Lotta di Classe. 22-23 settembre 1894.
76“In questo momento la Commissione di Oneglia avrà pronunziato la sua sentenza […]”, Ennio Gandolfo presente al processo si fa portavoce spiegando le ragioni dei socialisti: “Noi vagheggiamo […] un nuovo ordinamento sociale in cui diventino proprietà collettiva i mezzi di produzione e di scambio […], ma comprendiamo benissimo che oggi le classi lavorarci non sono ancora preparate per questa pacifica rivoluzione […]. Noi ora lavoriamo quindi a migliorare economicamente e intellettualmente le condizioni delle classi lavoratrici; le organizziamo in partito per conquistare con la lotta nelle urne i consigli comunali, provinciali […] onde attuare, quelle […] riforme […], immediate, che formano il nostro programma minimo […]”. “I socialisti liguri davanti alla Commissione del domicilio coatto”. Lotta di Classe. 29-30 settembre 1894.
77“I socialisti liguri davanti alla Commissione del domicilio coatto”. La Stampa. Mercoledì-giovedì 26-27 settembre 1894.
78G. M. Serrati. Autobiografia. In Paolo Valera. Giacinto Menotti Serrati: Direttore dell’Avanti!, con “autobiografia di ‘Pagnacca', e rivelazioni di Oddino Morgari. Casa editrice “La Folla”. 1920, p 30.
79Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 51.
80Anna Rosada. Serrati nell’emigrazione 1899-1911. Editori Riuniti 1972, p 19.
81Ibidem, p 20.
82“Movimento socialista estero”. Lotta di Classe. 26-27 gennaio 1895.
83“Movimento socialista estero”. Lotta di Classe. 2-3 febbraio 1895.
84“Movimento socialista estero”. Lotta di Classe. 9-10 marzo 1895.
85“Chi sono i patrioti. La borghesia italiana all’estero”. Lotta di Classe. 6-7 aprile 1895.
86“Movimento socialista estero”. Lotta di Classe. 13-14 aprile 1895.
87G. M. Serrati. Lettera ad Anita Serrati da Marsiglia, 09-04-1895, da Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 287.
88G. M. Serrati. Autobiografia. In Paolo Valera. Giacinto Menotti Serrati: Direttore dell’Avanti!, con “autobiografia di ‘Pagnacca', e rivelazioni di Oddino Morgari. Casa editrice “La Folla”. 1920, p 30.
89Ibidem, p 30.
90Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 50.
91“La condanna dei socialisti di Oneglia”. La Stampa. Sabato 26 ottobre 1895.
92Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 52.
93G. M. Serrati. Autobiografia. In Paolo Valera. Giacinto Menotti Serrati: Direttore dell’Avanti!, con “autobiografia di ‘Pagnacca', e rivelazioni di Oddino Morgari. Casa editrice “La Folla”. 1920, p 30.
94Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 53.
95“L’8 gennaio fu arrestato Menotti Serrati imputato di offese al re pronunciate durante un discorso a Ceriana e si teme lo tengano in carcere fino a marzo”. “Da Portomaurizio: vendette politiche”. Avanti! Martedì 12 gennaio 1897.
96Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 53.
97Ibidem, p 54.
98“Giudici inferociti contro un socialista”. Avanti! Martedì 22 giugno 1897.
99“Notizie socialiste”. Avanti! Sabato 3 luglio 1897.
100“Contro il domicilio coatto”. Avanti! Giovedì 5 agosto 1897.
101Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 54.
102“Socialisti in appello”. Avanti! Sabato 28 agosto 1897.
103“Il processo G. M. Serrati alla Corte d’Appello”. Avanti! Lunedì 30 agosto 1897.
104Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 55.
105G. M. Serrati. Autobiografia. In Paolo Valera. Giacinto Menotti Serrati: Direttore dell’Avanti!, con “autobiografia di ‘Pagnacca’, e rivelazioni di Oddino Morgari. Casa editrice “La Folla”. 1920, pp 30-31.
106G. M. Serrati (firmato Parrasio). “L’impressione a Marsiglia”. Avanti! Sabato 23 ottobre 1897. Ancora Parrasio descrive furti e aggressioni nella città di Marsiglia in mano a vere bande di malfattori . Serrati attribuisce questo alle sempre crescenti cattive condizioni economiche. G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Da Marsiglia”. Avanti! Sabato 30 ottobre 1897.
107G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Da Marsiglia”. Avanti! Domenica 24 ottobre 1897.
108Probabilmente “babi” è un termine dialettale ligure-piemontese usato qui per dire "rospi" ossia "mostriciattoli" o bambini bruttissimi (nota di Dan Kolog).
109G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Le scuole italiane all’estero”. Avanti! Lunedì 25 ottobre 1897.
110G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Da Marsiglia: Francia e Italia”. Avanti! Martedì 2 novembre 1897.
111G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Da Marsiglia: il bilancio del comune”. Avanti! Venerdì 5 novembre 1897.
112G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Da Marsiglia”. Avanti! Giovedì 18 novembre 1897.
113G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Da Marsiglia: triste constatazioni”. Avanti! Sabato 20 novembre 1897.
114G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Da Marsiglia”. Avanti! Lunedì 22 novembre 1897.
115 G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Da Marsiglia: provvedimenti opportuni”. Avanti! Giovedì 25 novembre 1897.
116Serrati viene espulso dalla Francia per via di un suo discorso sulla Comune di Parigi che dette luogo ad incidenti. Da Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 62.
117 L’Avanti! parla dell’espulsione di Serrati solo a fine anno. “Gli italiani a Marsiglia”. Avanti! Lunedì 05 dicembre 1898.
118Nella lettera di Serrati alla sorella Anita del 6 gennaio 1898, si legge che aveva lasciato ogni lavoro di propaganda da quando la polizia di Marsiglia aveva emanato un mandato di arresto. Il 27 dicembre 1897 due agenti di polizia arrestavano “un ottimo amico”, il Marzetto, di professione scultore in legno. “Quindi si ponevano in ricerca di me, avvisato in tempo, potei nascondermi e riparare poi a bordo della ‘Nonna Adele’, da dove da quel giorno non sono più’ disceso e dove non mi possono disturbare perché protetto dalla bandiera italiana.”. Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 293.
119“Per una polemica sul domicilio coatto”. Avanti! Mercoledì 17 agosto 1898.
120“I candidati-protesta nelle elezioni commerciali”. Avanti! Mercoledì 07 dicembre 1898.
121Alessandro Natta. Serrati: vita e lettere di un rivoluzionario. Editori Riuniti. 2001, p 62.
122Ibidem, p 63.
123A Losanna il 10 di novembre per iniziativa della Unione di Lingua italiana si era tenuto un comizio con relatore ufficiale Cabrini del Canton Ticino, il comizio fu aperto da Serrati. “Dalla Svizzera: comizio contro la reazione italiana”. Avanti! Mercoledì 15 novembre 1899.
124G. M. Serrati. Autobiografia. In Paolo Valera. Giacinto Menotti Serrati: Direttore dell’Avanti!, con “autobiografia di ‘Pagnacca', e rivelazioni di Oddino Morgari. Casa editrice “La Folla”. 1920, p 31.
125G. M. Serrati (firmato Parrasio). “Gl’italiani all’estero: le venditrici di frutta a Marsiglia”. Avanti! Venerdì 9 febbraio 1900.
126Antonio Labriola. Lettere a Engels. Edizioni Rinascita (1949). Biblioteca del movimento operaio italiano, p 116.
127Antonio Gramsci. “Il compagno G.M. Serrati e le generazioni del socialismo italiano”. L'Unità. 14 maggio 1926.
128Cesco. “La scissione di Livorno, 1921-2021”. Adattamento Socialista. Gennaio 05, 2021.
129Angelo Tasca. Nascita e avvento del fascismo. 1950, PGreco (2012), p. 157.
130Anna Rosada. Serrati nell’emigrazione 1899-1911. Editori Riuniti 1972, p 112.
131Ibidem, p 116.
132Antonio Gramsci. “Il compagno G.M. Serrati e le generazioni del socialismo italiano”. L'Unità. 14 maggio 1926.
133Anna Rosada. Serrati nell’emigrazione 1899-1911. Editori Riuniti 1972, p 110.
Comments
Post a Comment